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124 ATTO SECONDO


Giacinta. L’età l’ha fatta ritornare bambina. Fa ella mille sguaiataggini, e vorrebbe che tutte fossero del di lei umore.

Brigida. Diciamole qualche cosa. Avvisiamola che non istia a lusingare il signor Guglielmo.

Giacinta. No, no, per amor del cielo, non le diciamo niente, lasciamo correre, perchè si farebbe peggio.

Brigida. (Ho capito. La mia padrona è un’ammalata, che ha paura della medicina).

SCENA II.

Sabina e dette.

Sabina. Nipote, avete veduto il signor Ferdinando?

Giacinta. Non signora, questa mattina non l’ho veduto.

Sabina. E voi, Brigida, l’avete veduto?

Brigida. L’ho veduto di buonissima ora: è sortito, e non è più ritornato.

Sabina. Guardate che malagrazia! Mi ha detto ieri sera, ch’io l’aspettassi questa mattina a bevere la cioccolata nella mia camera, e non si è ancora veduto: va tutto il dì a girone; ha cento visite, ha cento impegni. Più che si fa, meno si fa con questi uomini. Sono propriamente ingrati.

Brigida. (Povera giovanetta! Le fanno veramente un gran torto).

Sabina. Voi avete presa la cioccolata? (a Giacinta)

Giacinta. Non signora.

Sabina. Perchè non siete venuta da me quando vi ho mandato a chiamare, che l’avremmo bevuta insieme?

Giacinta. Non ne aveva volontà stamattina.

Sabina. C’era anche il signor Guglielmo. (sorridendo)

Brigida. (La buona vecchia!)

Sabina. È venuto a favorirmi in camera il signor Guglielmo; ho fatto portare la cioccolata, ed ha avuto egli la bontà di frullarla colle sue mani. Se vedeste come sa frullare con buona grazia! Quel giovane, tutto quello che fa, lo fa bene.

Brigida. (Ed ella, per verità, non si porta male).