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118 ATTO PRIMO


Costanza. Oh! vado a piedi. Io lo sterzo non l’ho, che non sono sì ricca; ma quando anche l’avessi, per quattro passi mi parrebbe un’affettazione.

Vittoria. Eh! non si fa per questo, si fa per la proprietà.

Costanza. Se vogliamo parlare di proprietà

Ferdinando. Saremo in molti, io credo, questa mattina.

Vittoria. Per me, ci sia chi ci vuol essere, non mi voglio mettere in soggezione. Mi sono vestita così in abito di confidenza.

Ferdinando. Ma questo, signora, è un abito con cui può presentarsi in qualunque luogo.

Costanza. (Ma che maladetto ciarlone!) (da sè)

Ferdinando. Che dic’ella, signora Costanza? Non è questo un vestito magnifico, e di buon gusto?

Costanza. Vossignoria non sa che interrompere quand’uno parla. A che ora fa conto d’andare dalla signora Giacinta? (a Vittoria)

Vittoria. (Oh! si vede che quest’abito la fa delirare). Dirò, signora, ho da fare ancora due visite, e poi passerò dalla signora Giacinta. Se sarà presto, si farà una partita.

Costanza. Oh! sì, per giocare poi, in quella casa si gioca a tutte le ore. Pazienza che giocassero a piccioli giochi, ma c’è quel maladettissimo faraone, che ha da essere la rovina di qualcheduno.

Ferdinando. Io non so che finora sia accaduto alcuno di questi malanni.

Vittoria. Quest’anno, per dirla, ho perduto anch’io quanto basta, e poi ho fatto delle spesette. Mi piace andar ben vestita. Ogni stagione mi piace farmi qualche cosa di nuovo. Tutti hanno la loro passione. Io ho quella del vestir bene, e di vestir alla moda. Ecco qui, quest’anno è uscita la moda del mariage, e sono stata io delle prime.

Costanza. (Fa propriamente venire il vomito. Non si può soffrire).

Ferdinando. La pulizia certamente è quella che fa distinguere le persone.

Vittoria. Che dice, signora Costanza, ella che è di buon gusto, le piace quest’abito?