Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1914, XIX.djvu/122

112 ATTO PRIMO


Costanza. Eh! mi fate ridere. Per addottorarsi non ci vuol molto. Un poco di memoria, un poco di protezione, in quindici giorni è belle spicciato. Quando è addottorato, non gli manca subito una condotta. Gli amici suoi, gli amici nostri gliela faranno ottenere.

Rosina. E la pratica?

Costanza. La pratica la farà in condotta.

Rosina. Beati i primi che gli capitan sotto.

Costanza. Se sarà fortunato, tutte le cose gli anderan bene.

Rosina. Suo padre sarà poi contento?

Costanza. Io spero di sì. Il signor dottore, non fo per dire, ha della bontà grande per me.

SCENA VII.

Ferdinando e le suddette.

Ferdinando. O di casa. Si può venire? (di dentro)

Costanza. Venga, venga, è padrone. (verso la scena) Il signor Ferdinando. (a Rosina)

Rosina. Che vuol da noi questo seccatore?

Costanza. Non lo sapete? È uno che si caccia per tutto; e bisogna fargli delle finezze, perchè è una lingua che taglia e fende.

Rosina. Corbella quella povera vecchia, che è una compassione.

Ferdinando. Servo, signore, padrone mie riverite.

Rosina. Serva.

Costanza. Serva divota.

Ferdinando. Cospetto! che bellezze son queste?

Rosina. Ci burla, signore.

Ferdinando. Ma siete così sole? Non avete compagnia, non avete nessuno?

Costanza. Questa mattina non è ancora venuto nessuno.

Ferdinando. E il signor dottore non è ancora venuto questa mattina?

Costanza. Non signore, è in Maremma a fare una visita.