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LE AVVENTURE DELLA VILLEGGIATURA 109


Ferdinando. Ma io la prenderei volentieri.

Filippo. Servitevi.

Ferdinando. Son tre ore che l’ho ordinata. Ehi, dico, vi è caso d’aver questa cioccolata? (alla scena, forte)

Filippo. Ma non gridate.

Ferdinando. Ma se non la portano.

Filippo. Abbiate pazienza. Saranno più del solito affaccendati; oggi si dà pranzo. Saremo in undici o dodici a tavola; la servitù non può far tutto in un fiato.

Ferdinando. (Per quel ch’io vedo, questa mattina non ci ha da essere fondamento). Schiavo, signor Filippo.

Filippo. Dove andate?

Ferdinando. A bevere la cioccolata in qualche altro luogo.

Filippo. Caro amico, fra voi e me, che nessuno ci senta: voi peccate un poco di ghiottoneria.

Ferdinando. Il mio stomaco ci patisce. Non mangio quasi niente la sera.

Filippo. Mi pare per altro, che ieri alla bella cena del signor Leonardo vi siate portato bene.

Ferdinando. Oh! ieri sera è stato un accidente.

Filippo. Se avessi mangiato quel che avete mangiato voi, digiunerei per tre giorni.

Ferdinando. Oh! ecco la cioccolata. (Il servitore ne porta una tazza)

Filippo. Non andate a prenderla fuori? Accomodatevi. Questa la prenderò io.

Ferdinando. Ve ne avete avuto a male?

Filippo. No, non mi ho per male di queste cose. Andate liberamente, che questa la prenderò io.

Ferdinando. Siete pure grazioso, signor Filippo. Siamo buoni amici; non voglio che andiate in collera. La prenderò io. (prende la cioccolata)

Filippo. Benissimo. La cerimonia non può essere più obbligante. Sbattetene una per me. (al servitore)

Servitore. Signore, se non viene Brigida, non ce n’è.

Filippo. Ieri sera non ne avete messo in infusione, secondo il solito?