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alcuni personaggi di Goldoni la mollezza feminea, anzi la fanciullaggine è tale, che in cambio di riso desta nausea, come nella commedia gl’Innamorati» (Commedie scelte di C. G., pubblicate per cura di R. N., Firenze, 1900, p. XXIII)? Nè meglio ne penetra il senso il Klein osservando: «In Italia dove le furie amorose arrivano ad eccessi di pazzia da catena, si tollerano anche simili commedie d’amore... Ma perchè mettere senz’altro in scena amori da manicomio» (Geschichte d. ital. Drama’s. Leipzig, 1868, voi. III, 1, pagina 461)? Gli fa eco un critico ungherese: «L’unica volta che il Goldoni ritrae innamorati mossi da vera passione, egli ci presenta due matti che ad ogni istante s’accapigliano. Sarà questa senza dubbio una concezione assai morale dell’amore, ma nello stesso tempo un po’ noiosa» (Ant. Rado, studio premesso al Burbero da lui tradotto A jotékony zsémhes, Budaspest, 1892, p. 491). Risponde al Klem e al Rado quest’assennato giudizio d un altro straniero, il Rabany: «Par exception, cette piece sort... du ton temperé ordinaire à l’auteur; l’energie romaine y respire dans la peinture de la passion. C’est là un nouveau trait qui mentre combien l’observation de G. est fidèle à la nature. Quand il n’avait que des modèles imprégnes de la mollesse de l’air vénitien, ses portraits nous paraissent souvent effacés; des qu’il se trouve en presence de types plus énergiques, il ne recule pas devant la violence des tableaux nouveaux qui se presentent à lui» (op. cit., p. 373). Prima del Rabany un illustre critico tedesco, l’Hettner, che in verità poco e superficialmente conobbe il teatro del veneziano, avea detto: «Solo in singoli casi, come particolarmente negli Innamorati e nel Burbero, il disegno dei caratteri raggiunge potenza di vera figurazione poetica» (Gesch. d. franzöz. Litt. im XVIII. Jahrh., Braunschweig, 1881, p. 53). Persino l’arcigno Sonnenfels eccettua dalle sue feroci diatribe antigoldoniane la presente commedia (Briefe iüber die mienerische Schaubühne, 1768. Vienna, 1884, p. 109). Ne fa molta stima il Brofferio (I miei tempi. Torino, 1904, vol. VIII, p. 124). «Col Burbero benefico — afferma l’anonimo autore [Sagredo] d’un parallelo tra il Melastasio e il Goldoni. (Venezia. 1834, p. 40) — sta in cima delle sue commedie tutte gl’Innamorati. Ammira il Meneghezzi l’autore d’esser riuscito «senza avventure intralciate, senza equivoci, senza scoprimenti, a tener vivo l’uditore, a renderlo allegro» (Della vita e delle opere di C. G., Milano, 1827, p. 136). Gli stessi pregi di aurea naturalezza e di serena comicità esaltano il Giovagnoli («sequela di scene così scoppiettanti di brio e di naturalezza, nella quale ambascie così comicamente vere, i dispettucci, i ripicchi di Fulgenzio e di Eugenia, diffondono tanto sapore di brio e di naturalezza» Meditazioni di un brontolone, Roma, 1888, p. 220) e il Petrocchi («una delle commedie, questa, più graziose, più brillanti e più vere, e dove, quel che è meraviglioso, è riuscito a cucire molta varietà di personaggi e di cose su un argomento che si direbbe monotono. Non è che una bolla di sapone, se volete; però qualche malizioso potrebbe ben dire: l’amore è diverso?» C. G. e la commedia. Milano, Vallardi, 1893, p. 182). «Ben s’intrecciò tal soggetto» sentenzia lapidarmente lo Schedoni e, ciò che più conta per l’indole delle sue ricerche, «non v’ha uno scherzo che disonori» (Principii morali del teatro. Modena, 1828, p. 82). Il sereno E. Masi in questa «bellissima» scorge «il tipo più schietto della commedia. di carattere del Goldoni» (Scelta ecc., Firenze, 1897, vol. II, pp. 381, 460). È tra i capo-