Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1913, XVII.djvu/94

86

trovati press’a poco negli stessi frangenti; non ebbi dunque torto di dipingere le pazzie dell’amore in un paese dove il clima scalda i cuori e le teste più che in nessun altro luogo» (loc. cit.).

Così il Goldoni descrive i modelli dei suoi innamorati e ne scusa gli eccessi. Non men vivo e giocondissimo è il ritratto, già prima offerto, del padron di casa, uomo assai bizzarro «ma di cuore eccellente e di sincerità senza pari». L’onore di albergare sotto il suo tetto il celebre commediografo l’aveva tanto esaltato da suggerirgli le più buffe forme d’omaggio. Lavorava in cucina egli stesso e tutti i giorni c’era un piatto per il sig. avvoc. Goldoni, fatto dalle mani del suo servitore, e nessuno poteva toccarlo senza il permesso del sig. avvocato. La figliola era un ottima cantatrice; si facevano con altre voci ancora e strumenti de’ concertini, ma sempre e tutto per il sig. avv. Goldoni. Che più? In carnovale per la corsa dei barberi quel mattacchione d’un abate al balcone donde il suo illustre ospite doveva assistere alla festa, affigge un cartello con tanto di scritta: Balcone per il sig. Avvocato Goldoni! (Mem., l. cit.). Ci voleva altro per isvegliare la scintillante vena del poeta?

Continuando le ricerche sul soggiorno del Goldoni a Roma, già bene avviate da G. Martucci (C. G. e il suo soggiorno a R., Rass. nazion., Firenze, 1 giugno 1886), l’industre Carletta (Antonio Valeri) col soccorso d’aridi documenti e della sagace sua fantasia volle identificare i principali personaggi della commedia. Ai nomi goldoniani egli sostituì senza più questi, reali: Pietro Poloni [Fabrizio], Maddalena Poloni [Eugenia], Carlo Goldoni [Flaminia], Bartolomeo Pinto [Fulgenzio], Natale Giobbe [Succianespole] (Dove abitò G. a R., Nuova Rassegna, Roma, 14 maggio 1893). I due innamorati sarebbero Maddalena Poloni e Bartolomeo Pinto, i quali si congiunsero in matrimonio il 3 giugno del 1761. Il Goldoni, secondo il Valeri, avrebbe atteso le loro nozze prima di render la commedia di pubblica ragione. Che il sempre riguardoso commediografo fosse capace anche di questo è ben possibile, ma non aveva fatto abbastanza col cambiamento di nomi e di luogo? E in quei due innamorati, crediamo, si poteano riconoscere non una, ma cento coppie della stessa tempra. Senza questo bastano le sole date ad abbattere l’ingegnoso castello eretto dal Valeri. Il quale sulla fede dell’edizione Pasquali ritenne la commedia eseguita nell’autunno del 1761. Invece, una volta tanto, hanno ragione le Memorie che anticipano di due anni la recita. Se pur non si volesse fidarsi ciecamente nelle promesse del Monte Parnaso, che in fondo poteva anche non mantenere tutto ciò che prometteva, come negar fede al prezioso Elenco delle recite al Teatro di San Luca, scovato di recente in quell’Archivio da Aldo Rava? Anche là la commedia è assegnata alla stagione autunnale de! 1759.

Chi ben guardi, oltre all’evidente riproduzione di scene vissute, trova negli Innamorati qualche traccia di una commedia del Molière, Le Dépit Amoureux. Non nella tesi generale. Nel Dépit la gelosia tormenta solo Eraste, e avvalora questa gelosia la falsa voce d’un ritrovo notturno avuto dalla sua Lucile con un rivale; ma resta qualche affinità nel modo onde di tal voce s’alimentano le ire dei due giovani, particolarmente nella scena — gioiello del lavoro molieresco — che dai più amari rimbrotti li mena alle più tenere paci. Tocca di tali affinità anche R. Guastalla, ma inclina a ritenerle «puramente casuali» (Antologia Goldoniana, Livorno, 1908, p. 218).