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GL'INNAMORATI | 79 |
SCENA X.
Fabrizio ed Eugenia.
Fabrizio. Orsù, io non voglio impegni. Ho data la parola, converrà mantenerla. (ad Eugenia)
Eugenia. Ma signore...
Fabrizio. Non c’è altro signore; converrà ch’io trovi la dote, e voi lo dovete sposare. (parte)
SCENA X!.
Eugenia sola.
Povera me! cosa ho fatto? Ma ho fatto bene. Fulgenzio mi veda sposa, e crepi di gelosia. So che viverò poco, che già a quest’ora mi principia a rodere il verme di una patetica disperazione; ma prima di morire, avrò la consolazione di vederlo fremere e delirare. Fremere e delirare? perchè? Se non ha per me quell’amore ch’io mi credeva, di che ha da fremere e delirare? Stolta ch’io sono; riderà piuttosto, se crederà ch’io mi sia legata altrui per isdegno. Farò forza a me stessa, cercherò che il Conte mi piaccia; imiterò l’indifferenza di quel perfido, di quel disumano... Oh cieli! eccolo. A che viene a tormentarmi l’indegno? Non posso reggere a quella vista. Sarà meglio ch’io mi allontani. (in atto di partire)
SCENA XII.
Fulgenzio e detta.
Fulgenzio. Fermatevi, signora Eugenia.
Eugenia. Che pretendete da me? (cori isdegrxo)
Fulgenzio. Ascoltatemi per carità.
Eugenia. L’avete servita la signora Clorinda? (con ironia)
Fulgenzio. No, non è ancora partita.
Eugenia. E che fa in casa mia? Perchè non l’accompagnate? (con isdegno)