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GL'INNAMORATI | 75 |
Fulgenzio. Ah nemica della ragione, nemica di me, e di voi medesima.
Eugenia. Avvertite, che insolenze io non ne voglio soffrire.
Fulgenzio. Farò una risoluzione da disperato.
SCENA VII.
Ridolfo e detti.
Ridolfo. Amico, una parola.
Fulgenzio. Ah Ridolfo, soccorretemi per carità.
Eugenia. Soccorretelo quel povero sfortunato. Levatelo dalla presenza di una irragionevole, di una ingrata. (a Ridolfo)
Ridolfo. Perdonatemi, signora, s’io vi dispiaccio. Mi preme l’onor dell’amico. La signora Clorinda ha risolto di partir sola. Ricusa la mia compagnia, ricusa ogni altro, se non la riconduce il cognato.
Eugenia. E perchè non va egli a servirla? È un’ora che glielo dico; ed egli persiste ad importunarmi.
Ridolfo. Via dunque, rammentatevi del fratello, e fate il vostro dovere. (a Fulgenzio)
Eugenia. Più che restate qui, e più mi recate noia. (a Fulgenzio)
Fulgenzio. Andiamo. (a Ridolfo, sdegnoso contro Eugenia)
Ridolfo. Ogni onestà lo richiede. (a Fulgenzio)
Fulgenzio. Sì, andiamo. (smanioso e incerto)
Ridolfo. Ma se ve lo dice ella stessa. (a Fulgenzio, accennando Eugenia)
Fulgenzio. Sì, vi dico; andiamo. (come sopra)
Ridolfo. Compatitelo, signora Eugenia.
Fulgenzio. Barbara! (ad Eugenia, fremendo)
Eugenia. Sono stanca.
Fulgenzio. Ingrata! (come sopra)
Eugenia. O andate voi, o vado io.
Fulgenzio. Andrò io, maladetta! (parie correndo)
Ridolfo. Compatitelo. (ad Eugenia)
Eugenia. Andate, andate con lui. (sdegnosa)
Ridolfo. Siete sdegnata meco?