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74 ATTO TERZO

Fulgenzio. Ho paura che vogliate dissimulare, e che dentro di voi non siate contenta.

Flamminia. Che volete voi sottilizzar d’avvantaggio? È una cosa giusta; lo conosce, e l’accorda. Fate quest’atto di onestà, di dovere, e poi subito tornate qui. (a Fulgenzio)

Eugenia. No, no, che non s’incomodi a ritornare.

Fulgenzio. La sentite, signora Flamminia?

Flamminia. Ho sentito tanto che basta, e non ne voglio sentire di più. (Le caccierei la testa nel muro). (parte)

SCENA VI.

Fulgenzio ed Eugenia.

Fulgenzio. Questa è la grazia che avete promesso accordarmi.

Eugenia. Io non v’impedisco che la conduciate.

Fulgenzio. Ma con malanimo.

Eugenia. Non dovete badare all’animo mio; basta che soddisfacciate al vostro.

Fulgenzio. Io non sono portato per altro, che per l’adempimento del mio dovere.

Eugenia. Adempitelo.

Fulgenzio. Sì, in ogni maniera l’adempirò. Posso tutto sagrificarvi, fuor che l’onore di me e della mia famiglia. Se quest’atto del mio dovere mi ha da costare la perdita dell’amor vostro, ne verrà in consegnenza il fine della mia vita, ma non per questo un uomo d’onore dee preferire al decoro la sua passione.

Eugenia. Fatemi almeno un piacere.

Fulgenzio. Oh cielo! comandatemi.

Eugenia. Andate, finitela, e non mi tormentate di più.

Fulgenzio. E ho da lasciarvi qui in questo stato?

Eugenia. Un uomo d’onore non ha da preferire la passione al decoro. Ma che dico io di passione? Andate, andate, che mi sono abbastanza disingannata.