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GL'INNAMORATI | 45 |
Flamminia. Voglio far altro io, che chiamarla.
Fabrizio. Uh! siete pure svenevole. Lisetta. (chiama)
Lisetta. Che comanda?
Fabrizio. Di’ subito ad Eugenia, che venga qui.
Lisetta. Se mi domanda il perchè?
Fabrizio. Dille che venga qui, che una persona la vuol vedere, e le vuol parlare.
Lisetta. (Può essere che il signor Ridolfo le abbia a dir qualche cosa per parte del signor Fulgenzio. Con questa speranza la farò venire). (parte)
Flamminia. (Andate, signor Ridolfo, a ritrovare il signor Fulgenzio, e fatelo venir qui, e ditegli tutto quel che vi ho detto). (piano a Ridolfo)
Ridolfo. (Sì, se me ne ricorderò). Con sua licenza, signor Fabrizio.
Fabrizio. Come? Andate via? Non mi avete dato parola di restar con noi?
Ridolfo. Tornerò verso l’ora del pranzo.
Fabrizio. Vi aspetto. Non si dà in tavola senza di voi. Signor Conte, questi è il primo causidico di Milano, il primo curiale del mondo, il più bravo legale di tutto il regno della Giurisprudenza.
Roberto. Me ne rallegro infinitamente.
Ridolfo. L’amicizia che ha per me il signor Fabrizio, lo fa trascendere in soverchie lodi.
Fabrizio. Ha qualche causa in Milano il signor Conte?
Ridolfo. Ne avevo una, per dirla, ma siamo per convenire cogli avversari, e terminarla amichevolmente.
Fabrizio. No, non la termini amichevolmente. Si lasci servire dal signor Ridolfo, dal principe dei curiali; gliela farà guadagnare senz’altro.
Roberto. Ma se già ho i miei legali.
Fabrizio. Che legali? che legali? Sono tutti ignoranti. Questi è il legale, e non ve n’è altri fuori di lui. Faccia a mio modo, si metta nelle di lui mani. Signor Ridolfo, vada a casa del signor Conte, si faccia informare, e si faccia consegnar le scritture.