Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1913, XVII.djvu/50

42 ATTO SECONDO

Flamminia. Sono innamoratissimi, ma sono tutti e due puntigliosi. Mia sorella è sofistica. Fulgenzio è caldo, intollerante, subitaneo. In somma si potrebbe fare sopra di loro la più bella commedia di questo mondo.

Ridolfo. E che cosa posso far io per servire la signora Flamminia?

Flamminia. Vi dirò, signore. Io sono naturalmente di buon core, portata a far del bene a tutti, se posso. Specialmente per mia sorella, che l’amo come mio sangue, e che fuori di certe picciole debolezze prodotte da questo suo amore, è la più buona ragazza di questo mondo. Mi dispiace vederla afflitta. Dopo che è partito il signor Fulgenzio con quella manieraccia, come vi ho detto, è andata nella sua camera, si è messa a piangere dirottamente, e non vi è stato caso di poterla quietare. Supplico pertanto il signor Ridolfo, volersi prender l’incomodo di ricercar Fulgenzio, e con bel modo persuaderlo di tornar qui, per consolare questa povera figlia; e gli dica pure, che piange, che si dispera, e lo persuada ad essere un poco più umano, un poco più tollerante, e sopra tutto, vi supplico, per amor del cielo, insinuargli di ommettere ogni riguardo, di superare ogni difficoltà, e di concludere queste nozze; e vi prego dirgli altresì, che mia sorella ha promesso a me che sarà più cauta per l’avvenire, che non gli darà più disgusti, che non parlerà più di quella tal persona che egli sa: anzi fatemi il piacer di dirgli...

Ridolfo. Adagio, signora mia, che di tante cose non me ne ricorderò più nessuna.

Flamminia. Torniamo da capo.

Ridolfo. Non basterebbe ch’io gli dicessi che venga qui?

Flamminia. Sì; ma vorrei che fosse da voi prevenuto...

SCENA II.

Fabrizio, Succianespole colla sporta, e detti.

Fabrizio. Flamminia, preparatemi una camiscia, che son tutto sudato. (Rodolfo lo saluta)

Flamminia. Ditelo a Lisetta, signore. Ella è appunto nella vostra camera.