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428 ATTO SECONDO

Sigismondo. Tacete.

Polidoro. Benissimo. (parte)

Aspasia. Ringrazio la carità di Vostra Eccellenza. Voglia il cielo che presto mi si presenti qualche partito.

Cirillo. Eccomi; son qua io. (a Aspasia)

Aspasia. Grazie. Non mi comoda uno stroppiato.

SCENA XVI.

Don Ferdinando, Carluccio e detti.

Ferdinando. Eccomi, ai comandi di V. E. (a Sigismondo)

Sigismondo. Don Ferdinando, so che di me vi siete doluto.

Ferdinando. Signore, vi chiedo scusa...

Sigismondo. Compatisco l’intolleranza del vostro spirito. Il posto che vi aveva affidato, era onorifico bastantemente, ma il desiderio di segnalarvi nell’assalto della fortezza, vi ha fatto credere diversamente. Dono l’imprudenza all’ardor della gloria. Ma in avvenire rispettate meglio gli ordini di chi comanda, e fatevi merito coll’obbedire.

Ferdinando. Signore, confesso il mio torto, e do lode alla vostra bontà. Ma perdonatemi, come mai giungeste a sapere questo mio importuno risentimento?

Sigismondo. Al campo non mancano esploratori, ed io ne sono assai provveduto.

Carluccio. (Se non vi fosse qualche incerto, cosa si può avanzare colla paga di caporale?) (da sè)
(Si sentono suonar le trombe sul Castello, e poi si vede scendere ecc.)

SCENA ULTIMA.

Don Egidio, donna Florida, don Faustino, Soldati ecc.
Rispondono le trombe del campo, poi i tamburi.

Egidio. Signore, godo di nuovamente vedervi, e potervi essere amico. (a Sigismondo)

Sigismondo. Ammiro sempre più il vostro coraggio, e mi è cara la vostra amicizia. (a Egidio)