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420 | ATTO SECONDO |
Faustino. Lasciatemi stare. (al Conte, passeggiando)
Aspasia. Il signor alfiere vorrebbe combattere sotto un’altra insegna.
Faustino. Contentatevi di tacere. (ad Aspasia, passeggiando)
Conte. Andiamo, andiamo, che il fumo dei cannoni farà svanire i fumi d’amore.
Faustino. A suo tempo farò il mio dovere. (come sopra)
Aspasia. Se va a combattere, avrà paura di offendere la sua bella.
Faustino. Ma non mi tormentate. (con sdegno a Aspasia)
Conte. Voi farete ridere la brigata.
Faustino. (Non posso più). (passeggiando)
Aspasia. Scommetto che gli fanno le pasquinate.
Faustino. Perderò la pazienza. (ad Aspasia, con sdegno)
Aspasia. Alla larga.
SCENA VI.
Don Cirillo e detti.
Cirillo. Animo, fratelli, coraggio. I guastatori lavorano. Gli artiglieri son pronti. Le scale son preparate. Si raccoglie l’esercito, ed a momenti si darà l’assalto.
Aspasia. Zitto, don Cirillo, che fate morire questo povero uffizialetto.
Cirillo. Ehi, l’ho veduta l’amica. (a Faustino)
Faustino. Voi non dovete entrare ne’ fatti miei. Ci siete entrato altre volte, ed a suo tempo me ne farò render conto.
Cirillo. Sì, quando volete. Pistola, e non ho paura. Uno, e un due. Mi ricorderò anche di voi, signor Conte.
Conte. Sì, quando volete. Ora voglio che siamo amici, e che confortiamo d’accordo questo povero appassionato.
Faustino. Non provocate la mia sofferenza.
Cirillo. Che diavolo volete che dica di voi l’armata? Siete innamorato? buon viaggio. Non vi saranno altre donne al mondo? Noi altri militari ne ritroviamo per tutto.
Non dura neanche un’ora.