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416 | ATTO SECONDO |
Faustino. Ad assalire le vostra mura. A combattere contro i vostri soldati e contro di voi medesimo, se la sorte vi presenterà alla mia spada.
Egidio. Qual grado è il vostro?
Faustino. D’alfiere.
Egidio. Che pretendete voi da mia figlia?
Faustino. Il cuore e la mano: il primo lo chiesi, e l’ho ottenuto da amore. L’altra sperai averla dalla vostra bontà.
Florida. Deh caro padre... (a Egidio)
Egidio. Tacete. Con voi non parlo. (a Florida) Siete voi cavaliere? (a Faustino)
Faustino. Sì, tal sono. È cognito all’armata il mio nome.
Egidio. Chi siete?
Faustino. Don Faustino Papiri, duca d’Alba, signor di Conchiglia.
Egidio. Conosco il vostro casato.
Florida. Se conosceste le adorabili sue qualità...
Egidio. Tacete. (a Florida) Amate la figlia, e avete cuor di combattere contro il padre?
Faustino. Un capitan valoroso sa meglio di me i doveri di buon soldato: amore non mi comanda a fronte della mia gloria.
Egidio. Così parlano i valorosi. Siete degno della mia stima, siete degno del sangue mio.
Florida. (Oh cieli, secondate le disposizioni dell’animo del mio buon genitore).
Faustino. Signore, se tanta bontà vi anima in favor mio, promettetemi la vostra figlia in isposa.
Egidio. Sì, l’averete.
Florida. Quando? (a Egidio, con impazienza)
Egidio. Tacete. (a Florida) Lo stato in cui ci troviamo, non ci permette parlar più oltre di ciò. Fate il vostro dovere, assalite le nostre mura: sarò io stesso spettatore del vostro coraggio. Se il destino vi fa soccombere, la morte scioglie ogni nodo; s’io muoio, e voi vivete, valetevi della mia parola per conseguire mia figlia; s’ambi viviamo, terminata la guerra, dalle