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LA GUERRA 403

Florida. Sì, è vero. Ho curiosità di vedere se pena, se si rammarica, per non aver riportata quella vittoria che dovea costarmi le lagrime, e fors’anco la vita.

Aspasia. Eccolo, eccolo, potrete or soddisfarvi. Addio, donna Florida.

Florida. Dove andate?

Aspasia. Ho un affar di premura. E poi ho piacere di lasciarvi in libertà. Non vorrei che per soggezione di me voleste sostenere la massima concepita. Ci rivedremo fra poco, e mi lusingo di ritrovarvi cangiata. Oh amica, amore sa far delle cose belle. (parte)

Florida. Amor può far tutto, ma non potrà mai persuadermi ad amare un oggetto che preferisce il pericolo alla tranquillità, e che rinunziò alle tenerezze di un cuore amante, per la barbara compiacenza di una sanguinosa vittoria.

SCENA VII.

Donna Florida e don Faustino.

Faustino. Ah donna Florida, eccomi a voi dinanzi, eccomi pieno di giubbilo e di contento nel rivedervi lieta e felice. Il cielo ha secondato i miei voti. Siete libera dallo spavento, non vi vedrò più in aria mesta, piangente. Libero sarà vostro padre. La tregua è certa, la pace è vicina; il suono lugubre in liete armonie si converte. Le spade pendono oziose al fianco; son cessati i pericoli, le ostilità, le carnificine. Respirate, mia cara, colla dolce lusinga di presto abbracciare il valoroso eroe vostro padre, e se qualche scintilla d’amore per me provate, consolatevi di rivedermi e vivo, e sano, fuor di necessità di combattere, non più vostro nemico, ma vostro servo, e permettetemi il dirlo, vostro fedele, svisceratissimo amante. (sempre con aria di allegria)

Florida. (Questa inaspettata sua contentezza mi sorprende, mi ammutolisce).