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400 ATTO SECONDO

Cirillo. Mi burli, fraschetta. (minacciandola con una stampella)

Lisetta. Via, lasciatemi stare. (piangendo, e accostandosi al Conte)

Conte. Lasciatela stare, poverina. Non la fate piangere.

Cirillo. Non le credete; la conosco; è maliziosa, è un diavolo. (saltando)

Lisetta. Che vi strascini. (caricandolo)

Cirillo. Or ora, corpo di bacco.

Conte. Venite qui; non le1 badate. (a Lisetta)

Lisetta. A proposito; dove avete messo il zecchino?

Conte. In tasca.

Lisetta. Bella carità! me lo promette, e mi burla. (piangendo)

Conte. Ma non piangete.

Cirillo. Non le credete.

Lisetta. Finalmente sono una fanciulla; senza mia madre al vostro quartiere io non ci posso venire. Se diceste a mia madre, che mi avete dato un zecchino, potrebbe darsi che mi conducesse. (mostrando di tenersi di piangere)

Cirillo. Che tu sia maladetta! Sentite? la sa più lunga di noi. Vi vorrebbe mangiar lo zecchino.

Lisetta. Questo stroppio mi fa venire la rabbia. (piangendo forte)

Conte. Orsù, per un zecchino non voglio disgustare una bella ragazza. Voglio darvelo, e vedrò se mi burlerete.

Cirillo. Non voglio che glielo diate. (corre nel mezzo fra Lisetta ed il Conte)

Lisetta. Voi, che cosa c’entrate? (a Cirillo)

Conte. Lasciatemi gettare un zecchino. (stende la mano per darlo a Lisetta)

Cirillo. Signor no. (vuol impedire che non le dia il zecchino)

Lisetta. Il diavolo che vi porti. (dà una spinta a Cirillo, lo getta in terra, prende il zecchino e corre via.)

SCENA V.

Don Cirillo ed il Conte.

Cirillo. Aiuto. Aiutatemi. (al Conte che lo solleva) Oimè, sono rovinato.

Conte. Ve la siete ben meritata.

Cirillo. Gliel’avete dato il zecchino?

  1. Così il testo.