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LA GUERRA 397

SCENA III.

Il Conte Claudio con alcuni Soldati, e detta.

Conte. Fanciulla, che cosa è stato?

Lisetta. Mi hanno rubato le ova; mi hanno rubato il formaggio. (piangendo)

Conte. E chi sono stati i bricconi?

Lisetta. Due soldati.

Conte. E dove sono?

Lisetta. Eccoli lì, que’ due che vanno saltando. Hanno finto di volersi dare, ed ora ridono d’avermi gabbata. Mia madre mi griderà, poverina! (piangendo)

Conte. Presto, inseguiteli ed arrestateli. (ai soldati) Il generale ha pubblicato il bando, pena la vita, che niuno ardisca nel!’armistizio di usurpare nemmeno una spilla. Conduceteli al profosso, e saranno, come meritano, castigati, (ai soldati che partono)

Lisetta. Ma io, poverina, non avrò più le mie ova ed il mio formaggio. (piangendo)

Conte. Via, acchetatevi; quanto vale la roba che vi hanno preso?

Lisetta. Quattro paoli. (piangendo)

Conte. E per quattro paoli piangete?

Lisetta. Piango, perchè mia madre mi griderà.

Conte. Via, perchè la mamma non gridi, perchè più non piangiate, eccovi i quattro paoli.

Lisetta. Sono poi veramente quattro paoli?

Conte. Credete ch’io vi voglia ingannare?

Lisetta. Per dirvi la verità, ho paura, mi fido poco.

Conte. Sono uffiziale; son galantuomo.

Lisetta. Sì, vi credo, ma li voglio contare.

Conte. Soddisfatevi pure. E bene, sono giusti?

Lisetta. E non mi volete dar niente, per la paura che ho avuto?

Conte. Oh, questo poi è un altro discorso. Vi è restato niente da vendere?

Lisetta. Mi sono restate queste poche frutta.

Conte. Quanto ne volete?