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GL'INNAMORATI 33

Fabrizio. Io non so come vada. In casa mia non vi è mai il bisogno, e oramai ho dato fine a tutto. Ma non importa. Io ho da avere delle fortunaccie. I gran soggettoni ch’io tratto, i principi, i cavalieri ch’io servo, mi faranno cavalcar colle staffe d’oro. Semino per raccogliere; e il grano della mia testa mi ha da rendere il cento per uno. Che si impegni, e che si spenda; e poi? in carrozza, in carrozza.

Succianespole. In carretta. (spuntando dalla scena, e subito parte)

Fabrizio. Il diavolo che ti porti. (gli corre dietro, e parte)

SCENA VIII.

Lisetta e Ridolfo.

Lisetta. Che mi comanda il signor Ridolfo?

Ridolfo. Ho necessità di parlare con una delle vostre padrone.

Lisetta. Dica pure a quale di esse ho da far l’ambasciata.

Ridolfo. Veramente l’affare appartiene alla signora Eugenia, ma io parlerei più volentieri alla signora Flamminia.

Lisetta. Perdoni la curiosità: so che V. S. è amico molto del signor Fulgenzio; ci sarebbe forse qualche novità fra lui e la padroncina?

Ridolfo. Per l’appunto, vi è una novità non indifferente.

Lisetta. La prima l’ho indovinata; vo’ un po’ vedere, se indovino ancor la seconda. Viene forse per trattare il come e il quando per concludere queste nozze?

Ridolfo. Tutto al contrario. Vi dirò quello ch’io son per fare, poichè Fulgenzio m’ha detto di dirlo pubblicamente. L’amico per mezzo mio si licenzia dalla signora Eugenia. Desidera farlo con civiltà, ma qui non lo vedrete mai più. (Se costei glielo dicesse prima di me, mi farebbe piacere).

Lisetta. Ma perchè questa risoluzione così repentina?

Ridolfo. Questo poi non l’abbiamo a cercare nè voi, nè io. Fulgenzio e la signora Eugenia sapranno eglino la cagione.

Lisetta. Oh, è facile indovinare il perchè. Avranno gridato insieme.

Ridolfo. Può essere.

Lisetta. E se hanno gridato, faranno la pace.