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LA GUERRA 391


giunse improvvisa la vanguardia del vostro esercito. Mi lasciò sul momento l’intrepido genitore, addio mi disse partendo, e andò a chiudersi alla difesa di quella piazza, che è al suo valore raccomandata. Vedete dunque, che tutto nuovo mi giunge ciò che alla guerra appartiene; e più di tutto mi sta nell’animo il pericolo di mio padre, e vedendolo avvicinarsi, tremo a ragione, e non ho l’intrepidezza che voi vantate, nè posso averla, e permettetemi ch’io lo dica, una figlia non dee sentirla; poichè a fronte dei vostri eroici divisamenti, la natura si scuote, l’amor ragiona, il sangue opera, e ogni dovere a tremare ed a rammancarsi consiglia.

Aspasia. Io vorrei pure colle mie ragioni divertire dal vostro animo la tristezza. Ma vedo che non mi riesce.... Oh via, donna Florida, grazie al cielo, se io non vaglio per consolarvi, viene ora chi potrà farlo meglio di me.

Florida. E chi viene?

Aspasia. Don Faustino.

Florida. Voglia il cielo ch’ei mi consoli con qualche lieta notizia. Oh, mi recasse don Faustino il lieto annunzio di pace.

SCENA IX.

Don Faustino e dette.

Faustino. Eccomi a voi, adorata mia donna Florida.

Florida. È terminato il consiglio di guerra?

Faustino. Sì, è terminato.

Aspasia. Fate ancor noi partecipi di qualche nuova.

Faustino. Sì, ecco la determinazione del pien consiglio. Si darà l’assalto alla piazza, si salirà per la breccia, e quando non si arrenda il presidio, sarà prigioniero di guerra.

Aspasia. Bella nuova per donna Florida!

Florida. Ah ingrato! ah crudele! e con tanta indifferenza venite a recarmi in faccia una nuova per il cor mio sì funesta?

Faustino. Come! non desiderate voi stessa il termine della presente campagna? Fin che dura l’assedio, lusingarvene non po-