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382 | ATTO PRIMO |
Aspasia. Accomodatevi pure. (Non so come facciano. Pare impossibile quest’allegria, un’ora prima di andare ad esporsi alle archibugiate).
Cirillo. E che viva il nostro Sovrano.
Tutti. E viva. (e bevono)
Ferdinando. E che viva il nostro generale.
Tutti. E viva. (e bevono)
Faustino. E che vivano quelli che ora difendono le batterie.
Tutti. E viva. (e bevono)
Conte. E viva noi, che anderemo a battersi1 coll’inimico.
Cirillo. Viva il primo che salirà su la breccia.
Conte. Il primo voglio esser io.
Ferdinando. A me tocca prima di voi. Il mio reggimento è più anziano del vostro.
Conte. Andrò coi volontati a farmi largo su le trinciere.
Ferdinando. Da voi non mi lascierò pigliare la mano.
Cirillo. Bravi; e viva il vostro valore, e viva il vostro coraggio. Divertiamoci intanto, ecco un violino, (trova un violino sopra un tavolino)
Ferdinando. Madamigella, balliamo. (ad Aspasia)
Aspasia. Balliamo pure.
Conte. Ballate, e noi beveremo.
Cirillo. (Si mette a sedere, lascia cadere le stampelle, e suona un minuè. Don Ferdinando e Aspasia ballano.)
SCENA IV.
Don Fabio e detti.
Fabio. Amici, il generale ha intimato un consiglio di guerra. Sono già ragunari nelle sue tende tutti gli ufficiali dello stato maggiore, e vuole che tutta l’altra ufficialità stia sull’armi.
Ferdinando. Sapete di che si dee trattar nel consiglio?
Fabio. Trattasi di deliberare l’assalto generale della piazza nemica. (odesi il tamburo) Andiamo. (parte)
- ↑ Così il testo.