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in obbligo di corrispondergli con eguale impegno, sollecitando il vostro ritorno. Credete voi interessato questo mio rispettoso consiglio? Sì, è vero, non mi nascondo, il mio interesse, il mio amor proprio mi eccita a persuadervi. Desidero di rivedervi in Bologna, in compagnia del nostro amabilissimo Signor Senatore, del Vostro amico, del mio Protettore.

Ma vorrei pure, che il lungo viaggio che voi intraprendete, e la smisurata distanza, in cui saremo per qualche tempo, pregiudicasse il meno che sia possibile alla bontà vostra per me, ed al mio attaccamento verso di voi. Mi è venuto alla fantasia un espediente; lo credo opportuno, e lo esseguirò se mei permettete. Ho pensato di dedicarvi una mia Commedia, e di presentarvela prima della vostra partenza1. Così Voi avrete il mio umilissimo nome dinanzi agli occhi, ed io il vostro nelle mie opere. La Commedia ch’io vi destino, non può essere che poca cosa, se è cosa mia; ma il titolo per lo meno e l’intreccio vi conviene perfettamente. Ella è intitolata: La Guerra, ed è intrecciata di virtuosi caratteri militari. Che ne dite? Poteva io meglio scegliere al gusto vostro? Poteva dedicare quest’operetta a persona che meglio lo meritasse? Nelle situazioni nelle quali vi siete voi ritrovato, avete dimostrato tanto valore, e sì buona condotta, quanta poteva usarne in congiunture maggiori un Generale d’armata. Ritroverete nella Commedia qualche tratto, che non vi darà dispiacere. Vedrete fra le cose le più rimarcabili il carattere di una Donna, accesa del più tenero amore, sagrificare all’onore del caro amante i suoi timori, le sue speranze, la sua passione. Vi sovverrete allora della virtuosissima Sposa vostra, la quale con intrepidezza ammirabile v’incoraggiva a combattere, ed a trionfare: qual situazione dolorosa, difficile per due consorti che s’amano! Voi, nel Castello, dirigere i colpi verso i nemici, impadroniti della Città, essere obbligato a non risparmiare la vostra Casa medesima, e la valorosa Signora, esposta al pericolo, lungi dal rattristarsene, animare i

  1. È incerto se così la presente lettera, come la prefazione che segue, siano state scritte prima del febbraio 1763. Il Gold. annunciava tale dedica nella lett. 10 dic. 1763 al senat. Albergati-Capacelli (A. G. Spinelli, Fogli sparsi del Gold., Milano, 1685, p. 65).