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istrutto. Dissi a chi mi ascoltava, ch’io sapea benissimo essere la famiglia de’ Conti e Marchesi Albergati di Bologna una delle più antiche, e più nobili, e più decorate d’Italia; che nel nono secolo dell’Era Cristiana Goffino ed Aurelio Albergati passarono dalla patria loro in Germania, al servizio di Ottone Imperatore, e furono da essi fondate le Signorie di Vistinga e Chastel; che da quel tempo fino ai dì nostri mantenne sempre l’antichissimo suo splendore, con cariche insigni, dignità primarie, parentele illustri; che fiorirono in ogni tempo in sì gran Famiglia uomini celeberrimi in Armi, in Lettere, in Secolari ed Ecclesiastiche Dignità; che fra i Cardinali di tal casato si annovera il Beato Nicolò Albergati, il quale dopo essere stato Nunzio in Francia e in Inghilterra, e Legato in Francia e in Germania, meritò per la santità del suo vivere, e del suo morire, di essere venerato sopra gli Altari; che Luigi Senatore Albergati fu tenuto alla Sacra Fonte dal gloriosissimo Re di Francia Luigi XIV; e avrei proseguilo a parlarne per tutto il giorno, se aumentatasi la conversazione, non fossi stato obbligato con dispiacere ad interrompere il mio discorso.

Terminate colle persone novellamente venute le solite cerimonie del ben venuto, del come state, un Uffiziale, Cavaliere di San Luigi, interessato più degli altri per la vostra persona e per l’onor vostro, tirommi in disparte, e mi tenne di Voi il seguente ragionamento. Voi, (mi disse), conoscete la Famiglia Albergati in Italia, ma non conoscete forse bastantemente il Marchese Francesco in Francia. Egli è un bravo soldato; un Uffizial valoroso, che ha mente e cuore, e sa il mestier della guerra, e si è acquistato tutto il merito e tutto il concetto fra le nostre milizie, e fra quelle de’ nostri passati nemici. Ha servito nel Canada nell’America Settentrionale dall’anno 1752 sino alla perdita per noi fatale di quel vastissimo continente. Si è valorosamente distinto nell’assedio della Fortezza Inglese chiamata Il Forte della Necessità, dove è anche stato gravemente ferito. Ha fatto conoscere il suo talento e il suo zelo nell’importante impiego d’Uffiziale inspettore sopra i lavori del Castello nostro di Cariglion; e nell’Inverno del 1757, superiore ai rigori del clima, ebbe l’abilità ed il coraggio di mettere