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sarà certamente un errore di stampa, poichè Smirne non è che una sola città della Natolia, e non ve n’ha che una al mondo».

Più tardi, nell’Ottocento, Ferdinando Meneghezzi (I. e.) chiamò l’Impresario bella e regolare commedia. Ferdinando Galanti la disse: «una commedia vera, spiritosa e satirica», piiù vivace della Donna di maneggio: «Il tipo del turco Alì, che vuol far l’impresario, è amenissimo; e i suoi colloqui col musico Carluccio, con Annina, con Tognina, con Lucrezia, sono vivacissimi; ogni volta che egli comparisce, la scena si ravviva» (C. G., Padova, 1882, p. 235). Per l’opposto al De Gubernatis sembrò «il soggetto più da opera buffa che da commedia» (C. G., Firenze, 191 I, p. 295); e a Vittorio Osimo parve quel Turco «una marionetta di assai grosso gusto» (C. G., discorso, Palermo, 1907, p. 15).

Certo se la commedia si può leggere ancora senza sforzo, e se conserverà sempre importanza di documento storico, non ha sufficiente vigore artistico per potersi reggere sulle scene. Nessun personaggio ha impronta di creazione duratura e la stessa satira del teatro non oltrepassa il periodo caratteristico del Settecento e dei primi decenni dell’Ottocento. Il pettegolezzo delle tre virtuose, di Lucrezia fiorentina (che interpretata da Caterina Bresciani n’era forse in parte il ritratto), di Tonina veneziana e di Annina bolognese (v. sul costume delle tre cantanti Ch. Rabany, C. G., etc, Paris. 1896, pp. 218-220 e Ch. Dejob, La comédie française et italienne au XVIII siecle, Paris, 1899, pp. 225-7) non si ode più all’avvicinarsi del 1848; e a Carluccio non mancheranno, anche dopo, gli applausi e l’oro del vecchio e del nuovo continente: ma il pubblico non ha più curiosità di spiare in quel dietroscena così gretto e monotono, attirato da più grandi spettacoli.

G. O.


L'Impresario delle Smirne fu stampato la prima volta in prosa nel 1774 a Venezia, nel t. XII dell’ed. Pasquali, e usci l’anno stesso a Torino nel t. I dell’ed. Guibert e Orgeas, e nel 1773 a Bologna (a s. Tomaso d’Aquino). Nel 1778 dall’ed. Savioli di Venezia fu pubblicato il testo originale in versi (t. XIV. che è al tempo stesso il t. XIV. 1778. dell’ed. Pitteri). Uscì ancora in prosa nelle edizioni Zatta (cl. I. VII, 1789) e Garbo (VII, 1795) di Venezia. Bonsignori (XV, 1789) di Lucca, e Masi (XXIV, 1792) di Livorno; e forse altrove nel Settecento. - La presente ristampa seguì fedelmente il testo del Pasquali approvato dall’autore, ma in Appendice fu riprodotto per intero dall’ed. Savioli l’originale in versi, sebbene qua e là sia scorretto. Valgono le solite avvertenze.