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Nei primi decenni dell’Ottocento durava tuttavia, anzi cresceva il suo favore presso il pubblico italiano. Per ben otto sere di seguito, dal 17 al 24 gennaio 1804, lo recitò nel teatro di S. Benedetto a Venezia la compagnia Venier-Modena-Asprucci e poi di nuovo al 21 novembre col titolo Un Turco Impresario d’Opera (vedasi Giornaletto teatrale di Velli e Menegatti). Il Quotidiano Veneto, diretto da Ant. Caminer, nel num. 18, del 23 gennaio, faceva tale commento: «Goldoni è sempre il solo, il caro, l’apprezzabile Maestro del Teatro italiano. La vecchia notissima Commedia l’Impresario delle Smirne si replica da sei sere, a massimo furore: natura, condotta, caratteri, semplicità ci vuole; senza sotterranei, montagne, combattimenti, e prodigi, ecco come mi piace: ma Goldoni è morto! E nessuno sa o vuol battere più quella strada. — Asprucci non ha pari, è deciso, ne caratteristi (sic), le donne tutte di quella famosa Compagnia agiscono superiormente, a gara co’ loro Compagni».

Così nel 1820 una recita troviamo a Napoli al 12 febbraio, nel teatro dei Fiorentini, da parte della Comica Compagnia Reale diretta dal Fabbrichesi (v. Giorn. delli teatri comici. In Bib.ca teatrale. Ven., Gnoato): un’altra a Bologna, al 14 giugno, nell’Arena del Sole, compagnia Bazzi (c. s.), e un’altra a Venezia al 17 dicembre, a S. Benedetto, da parte della compagnia Modena (Gazzetta privil. di Ven.). Poi altre a Venezia, 13 ott. e 13 dic. 1823, teatro Gallo a S. Benedetto, compagnia Perotti e Fini; 19 febbr. 1824 (col titolo Il Turco Alì impresario alle Smirne) teatro S. Luca, comp..Morelli; 20 sett. e 26 ott. 1827 (Il Mercante Turco di Ven. impres. d’opera alle Smirne), t. Gallo, comp. Ciarli diretta da Giac. Modena; 11 genn. 1830, S. Luca, comp. Modena e soci; 9 nov. 1832 (Il Turco impresario alle Smirne), t. Gallo, comp. Pelzet e Domeniconi (cfr. Gazzetta cit.). A proposito della compagnia Ciarli lodava T. Locatelli le sorelle Mazzeranghi, prima e seconda donna, e scriveva ai 28 sett. 1827 nella Gazzetta di Venezia: «Per esempio nell’Impresario delle Smirne quella che simulava la Fiorentina ne imitò benissimo la pronunzia e mostrò abbastanza valore ond’esser creduta la prima, e seconda non era certo l’altra che figurava il personaggio di nostra concittadina, ove si miri alla forza, all’anima, anzi alla diavoleria con che incarnò la immagine dipinta dal poeta, e che le meritarono molti applausi».

Era l’Impresario nel repertorio della compagnia Vidari e fu rappresentato alla Canobbiana di Milano nel carnovale del 1828 (I Teatri, giorn. dramm. ecc. Milano, I, p. 747); era fin dal 1821 nel repertorio della compagnia reale di Torino (G. Costetti, La Compagnia Reale Sarda ecc., Milano, 1893, p. 15) e fu rappresentato pure a Milano nel teatro Re, nel 1827 e nel 28, insieme col Cavaliere di spirito, con la Bottega del caffè e con altre «tutte del Goldoni, tutte delle più belle, tutte maestrevolmente rappresentate » (I Teatri, I, 602 e 800). Ma dopo un’altra recita della stessa compagnia sul medesimo teatro, nell’ottobre del 1830, un appunto osò fare a Carlotta Marchionni il Censore universale dei teatri (Milano, n. 83), cioè Luigi Prividali: «Agire io la vidi così alcuna volta con una indifferenza non prescritta dalla sua parte, come per esempio nell’Impresario delle Smirne, ove la signora Lucrezia vuol essere una cantante molto bizzarra e vivace, che col solo Turco mentisce un carattere docile e mansueto». Perfino alla vigilia del