Signor, se nol sapete, io sono un virtuoso.
Reso nell’età verde dal merito famoso,
E vengo ad esibirmi, non per necessità,
Ma di veder le Smirne ho anch’io curiosità.
Alì. Smirne de tua persona bisogno non aver;
Serraglio gran Signora mandar, se tu voler.
Carluccio. Per che fare al serraglio?
Alì. Con femine abitar.
Carluccio. Chi credete ch’io sia?
Alì. Eunuco ti non star?
Carluccio. Di voi mi meraviglio. Non sono un uom villano;
Io sono un virtuoso, un musico soprano.
Alì. Star musico? (con meraviglia)
Carluccio. Star musico.
Alì. Che diavolo pensar,
Che omo per Italia, per femmina cantar?
Voler donna per donna.
Carluccio. Soprano esser mi vanto.
Fo la parte da uomo, da femmina non canto.
Alì. Non star voce da uomo. Io non star così matto,
Musico de pigliar, che cantar come gatto.
Carluccio. Voi non sapete niente. I musici miei pari
Si stimano per tutto, e al mondo sono rari.
Domandatelo a Nibbio, ch’è il vostro direttore,
Ei vi dirà s’io sono un celebre cantore.
Fatti ho i primi teatri. Per tutto ove ho cantato,
or impresari dell’opere moltissimo han lucrato.
Uno de’ miei passaggi, un trillo, una cadenza.
Una mia volatina basta a fermar l’udienza.
Voce alla mia simile ancor non si è sentita,
Chiara, forte, sonora, senza difetti e unita.
Ho ventisette corde, tutte distese, eguali;
So tutti gli artifìci dei riti musicali.
Recito da demonio, la comica posseggo,
Quei che il mestier non sanno, li addestro e li correggo;