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Tonina. Oh Conte malignazo1?

Annina.   Oh chiaccaron dal boja.
Maccario. Che andasse tutto in fumo la mi verrebbe a noia.
Pasqualino. Vi è poco da fidarsi. Signora, io ve l’ho detto. (a Ton.)
Tonina. Ch’el vegna! Se lo trovo sto Conte maledetto...

SCENA IV.

Conte e detti.

Conte. Mi ha chiamato, signora? (a Tonina)

Tonina.   La vegna qua, patron, (al Conte)
Cosa me vienla a dir le favole in scondon2?
Annina. Vi, chal dega ben su, al mi sgner anquana3,
Per cosa m’al contà sta bella pataflana?
Maccario. È vero o non è vero quel che da lei fu detto? (al Conte)
Pasqualino. Solito è il signor Conte a prendersi diletto.
Carluccio. Ma io, che più degli altri son per costume astuto,
Ho fatta una risata, e a lui non ho creduto. (al Conte)
Conte. Patite, a quel ch’io vedo, tutti lo stesso male:
Vi consiglio, figliuoli, d’andare allo spedale.
Io la cosa in segreto a tutti ho confidata:
E voi senza riguardo l’avete pubblicata?
Tonina. Quando un segreto preme, chi ha un poco de talento
El lo confida a un solo, nol lo confida a cento.
Conte. Eh, che voi non sapete quello che vi diciate.
Vi proverò col fatto, che a torto m’imputate.
Se avessi un tal segreto a cento pubblicato,
Se tutti eran fedeli, nessuno avria parlato.
E che il sapesse un solo, o lo sapesser tanti,
Era la stessa cosa, se tutti eran costanti.
Così, per lo contrario, un sol che lo sapeva,
Comunicarlo a cento prestissimo poteva.

  1. Corrisponde a maledetto (v. vol. VIII, p. 115), ma si dice anche scherzosamente. Il Boerio spiega: malizioso, furbo, tristerello.
  2. Di nascosto.
  3. Così il testo.