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E vuò sopra il teatro cantar quando mi piace,

E chi sentir mi vuole, ha da soffrirlo in pace;
Ma senza aver fra i primi concetto e abilità,
Se fate l’arrogante, nessun vi prenderà.
Carluccio. Dicami, signor Conte, avrebbe l’occasione
Di qualche buon negozio per la mia professione?
Conte. Volete andar a Mantoa?
Carluccio.   a Mantoa? perchè no?
Ma per primo soprano.
Conte.   E per secondo?
Carluccio.   Oibò.
Conte. Il primo è già fermato, e so che questi è uno
Di quei di prima sfera.
Carluccio.   Io non cedo a nissuno.
Conte. Ma se non vi è di meglio, volete il carnovale
Rimaner senza recita? Le cose andranno male.
Carluccio. Quanto danno di paga?
Conte.   So che l’anno passato
Al secondo soprano cento zecchini han dato.
Ma quest’anno...
Carluccio.   Se vogliono darmene almen trecento.
Accetterò la recita per mio divertimento.
Conte. Quest’anno, io vi diceva, han della spesa tanta,
E passare non possono i cinquanta o i sessanta.
Carluccio. Vadan per questo prezzo a contrattar somari;
Per sessanta zecchini non cantano i miei pari.
Conte. Dunque starete a spasso?
Carluccio.   Mi spiacerebbe assai.
Conte. Li volete i sessanta?
Carluccio.   No, non lo farò mai.
Tutto quel che far posso, per non tenervi in tedio,
Son duecento zecchini. Andiam.
Conte.   Non v’è rimedio.
Del secondo soprano quest’è l’assegnamento.
Carluccio. Voglio cantar per niente; che me ne dian sol cento.