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260 | ATTO QUARTO |
Nibio. Ma se domani si parte, non si potea differire.
Lasca. In questo non ha tutto il torto.
Nibio. Ed ho fermato tutti quegli operai ch’ella ha veduto nella sua camera.
Alì. In tutti quanti star?
Nibio. Ho fatto il conto, che saremo in tutti settanta persone.
Alì. Scialamanacabala! (esclamazione alla Turca)
Nibio. E tutti, pria di partire, domandano quattrini a conto.
Alì. Quanto voler?
Nibio. Almeno, in tutti, cinquecento zecchini.
Alì. Dar cinquecento diavoli, che portar tua malora. (parte)
Nibio. (Dica quello che vuole, il danaro è necessario. Cento zecchini per me, e gli altri spartiti fra questa povera gente). (parte)
Lasca. Che imbroglio, che impiccio, che malorato impegno è quello di un impresario! Io pratico i teatri, conosco e frequento i virtuosi e le virtuose, ma non mi è mai venuto voglia di mettermi alla testa di una impresa. Poveri impresari! fanno fatiche immense, e poi cosa succede? L’opera in terra, e l’impresario fallito.
Fine dell’Atto Quarto.