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L'IMPRESARIO DELLE SMIRNE | 239 |
sempre stata modesta, ho sempre preferito l’impresario modestamente, e sarò sempre sua buona amica, salva l’onestà e la modestia.
Alì. Star turco, e non intender troppo ste to parole.
Annina. Voglio dire....
Alì. Dar manina, e dir tutto quel che voler.
SCENA VI.
Il Servitore e detti.
Servitore. Signor....
Alì. Cosa tu voler? (con sdegno)
Servitore. Un musico tenore....
Alì. Mandar via.
Servitore. Vi è una donna con lui.
Alì. Donna.... donna.... vegnir.
Servitore. (Oh, quando è in collera, la donna lo cangia subito). (parte)
Annina. (Ci giuoco ch’è la Tognina).
Alì. Tua man non voler dar? (ad Annina)
Annina. Basta, non voglio nemmeno ch’ella abbia a disgustarsi di me. (allunga la mano, ed Alì, vedendo venir Tognina, non le bada)
SCENA VII.
Tognina, Pasqualino e detti.
Alì. (Star pezzo da sessanta). (osservando Tognina)
Tognina. (Eccola qui; l’ho detto; è venuta prima di noi). (piano) a Pasqualino) Padrone mio riverito. (ad Alì)
Alì. Tu chi star?
Tognina. Tognina, virtuosa di musica, per obbedirla.
Pasqualino. Ed io, signore....
Alì. De ti non domandar. (a Pasqualino) Tognina virtuosa, sentar qui presso di me. (fa luogo a Tognina sul canapè, ed ella siede alla dritta, ed Alì resta in mezzo fra le due donne.)
Tognina. Grazie alla sua gentilezza. (siede)