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238 | ATTO TERZO |
Alì. Se più voler, se più seccar, romper pipa. (lo minaccia di dargli la pipa a traverso della faccia.)
Carluccio. Signor impresario, la riverisco umilmente. (parte)
SCENA V.
Alì ed Annina.
Alì. Aver fatto in vita mia tanti negozi, non intender, non poder capir negozio per teatro. Se musici star tutti come musico che andar via, io non aver testa per poder star saldo. (siede) Ma se omo star insolente, femmina star bona. Mi aver tanto piacer de mia cara Annina.
Annina. Mi fa troppa finezza. Dica, signore, la mi perdoni, se ho l’onor di venir con lei, farò io la prima donna?
Alì. Prima donna? Sì, in mio cuor star prima, se ti voler.
Annina. Ma farò io la prima parte?
Alì. Cosa star prima parte?
Annina. Se nell’opera vi sono due donne, vi ha da essere la prima e la seconda, ed io le domando se farò la prima.
Alì. Prima star miglior de seconda?
Annina. Sicuramente.
Alì. Far tutto quello che ti voler.
Annina. Obbligatissima alle sue grazie. (Ho fatto bene a venir la prima, l’ho preso in impegno, e son sicura del primo posto).
Alì. Mia carina, mia bellina, che star tanto bonina, dar a me tua bianca manina.
Annina. Oh, in questo poi, mi perdoni.... (ritira la mano)
Alì. Perchè non voler dar tua manina? Tutto mondo avermi ditto, che virtuose star buone.
Annina. Le dirò, signore, vi sono di quelle, che prima che l’opera vada in scena, fanno le graziose, e sono facili coll’impresario per obbligarlo o a dar loro miglior paga, o a far loro un bell’abito, e poi, quando cominciano a recitare, danno un calcio all’impresario, e si attaccano al musico o al ballarino. Io sono