Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1913, XVII.djvu/249


L'IMPRESARIO DELLE SMIRNE 237

Alì. Se musico bisognar, tu trovar musico, trovar soprano, che non cantar come donna.

Nibio. Scusatemi, quei musici che cantano con voce virile, si chiamano tenori, e sono quelli che fanno le parti da padri, da re, da tiranni; ma per la prima parte vi vuole un soprano, che faccia il primo amoroso, e che canti bene, principalmente le arie patetiche.

Alì. Io non voler patetico.

Nibio. Ma questo è necessario.

Alì. Voler musica allegra.

Nibio. Il soprano è indispensabile.

Alì. Maledetto soprano, maledetto tu ancora.

Nibio. Che lo fermi, o che non lo fermi?

Alì. Sì, fermar tuo diavolo, tuo malanno. (a Nibio, con sdegno) Bella cantarina, perdonar. (ad Annina) Tenor, sopran, più non mi romper testa. (a Nibio)

Annina. La prego, la non vada in collera, la non si riscaldi; mi preme la di lei salute. (ad Alì)

Alì. Star buona, star buona, bolognesina, star buona.

Nibio. Dunque possiamo trattare. (a Carluccio)

Carluccio. Quanto vorrebbe dare ad un musico della mia sorte? (ad Alì)

Alì. Andar via. (a Carluccio)

Nibio. Non voglio che spendiate mille zecchini, ma ottocento almeno. (ad Alì)

Alì. Andar via. (a Nibio)

Carluccio. Ottocento zecchini non servono. (a Nibio) Voglio mille zecchini ed il quartiere. (ad Alì)

Alì. Andar via. (con impazienza)

Nibio. Orsù, accomoderò io la differenza. Cento più, cento meno...

Alì. Andar via, maledetto. (a Nibio, con sdegno)

Nibio. Tornerò con più comodo. (parte)

Carluccio. E voglio un appartamento comodo, e la carrozza, e il piccolo vestiario, e voglio quel libro che più mi piace, e voglio....