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L'IMPRESARIO DELLE SMIRNE 235


una voce come la mia, chiara, forte, sonora, unita, e senza difetti. Ho ventisette corde, e tutte uguali. So tutti gli artificii musicali, posseggo la comica, e recito da demonio, vesto di un ottimo gusto, correggo ed ammaestro quei che non sanno, e faccio, se occorre, da poeta e da maestro di musica.

Alì. De tutte tue bravure non m’importar.

SCENA 1II.

Servitore e detti.

Servitore. Ho veduto una signora ascender le scale. (ad Alì)

Alì. Star musica? (al servitore)

Servitore. Così credo.

Alì. Come star? (toccandosi il viso sorridendo, volendo accennar s’è bella)

Servitore. Non vi è male.

Alì. Star sola?

Servitore. Parmi aver veduto, che ci sia con lei un certo Nibio.

Alì. Sì, sì, Nibio star bravo. (sorridendo)

Servitore. Eccola che viene. (parte)

Carluccio. Signore, se voi volete....

Alì. Star giovine. Star bellina. (si alza, osservando fra le scene)

Carluccio. Volete ascoltarmi, signore?...

Alì. Andar diavolo. (a Carluccio)

SCENA IV.

Nibio, Annina ed i suddetti.

Annina. Serva sua divotissima. (ad Alì, con una riverenza)

Nibio. Ecco, signor Alì, una brava virtuosa di musica.

Alì. Musica. (ad Annina, vezzosamente)

Annina. Sì, signor, per servirla.

Alì. Seder presso di me. (siede primo sul canapè)

Annina. Con sua buona licenza. (siede vicino ad Alì)

Carluccio. (Ella seduta, ed io in piedi? Non soffrirò quest’impertinenza), (il prende una sedia, e si mette a seder con orgoglio)