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234 | ATTO TERZO |
Alì. Star omo, o star donna? (a Carluccio)
Carluccio. Star uomo, padrone mio. (con un poco di caldo)
Alì. (Si rimette a sedere sul canapè con qualclio sprezzatura.)
Carluccio. (S’egli siede, voglio sedere ancor io). (vuol mettersi a sedere sullo stesso canapè)
Alì. Chi aver detto che tu seder? (gl’impedisce di sedersi)
Carluccio. Ho dunque da stare in piedi? (Manco mal che non c’è nessuno). Vedo, signore, che voi non mi conoscete. Io sono un virtuoso di musica, e posso vantarmi di essere uno de’ più famosi, e forse il più famoso de’ nostri giorni. E vengo ad esibirmi per la vostra impresa, non per necessità o per interesse, ma per curiosità di vedere le Smirne.
Alì. Smirne non aver bisogno di tua persona. Se voler andar Turchia, io ti mandar Costantinopoli, serraglio de Gran Signore.
Carluccio. A che far nel serraglio?
Alì. Custodir donne de Gran Sultan.
Carluccio. Chi credete ch’io sia?
Alì. Non star eunuco?
Carluccio. Mi maraviglio di voi; non sono di questa razza villana. Sono un virtuoso di musica.
Alì. Star musico? (con meraviglia)
Carluccio. Star musico. (con caricatura)
Alì. Chi poder pensar, che Italia voler omo come tu, per cantar per donna? Turchia voler donna per donna.
Carluccio. Io sono un soprano. La mia voce è argentina, ma recito e canto nelle parti da uomo.
Alì. Non star voce de omo. Io non star così bestia, a voler musico che cantar come gatto.
Carluccio. I musici miei pari si stimano, si onorano dappertutto, e sono rari al mondo. Domandatelo a Nibio. Egli ch’è il mezzano della vostra impresa, vi dirà s’io sono un virtuoso celebre ed eccellente. Ho fatto i primi teatri. Per tutto dove ho cantato, gl’impresari hanno fatto de’ guadagni immensi. Uno de’ miei passaggi, un mio trillo, una mia cadenza, una semplice mia volatina basta a fermare l’udienza. Non si è ancora sentito