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230 ATTO SECONDO

Annina. Bella risposta!

Carluccio. Brava, signora Annina. Sostenete il vostro decoro. Così va fatto. Il Turco, se vuol sentirmi, deve venire anche da me.

Lasca. E anche da voi, signor Pasqualino? (ridendo)

Pasqualino. Io non sono meno degli altri.

Lasca. E. anche da voi, signor Maccario?

Maccario. Oh, io poi non sono così diffìcile. Andrò da lui tre, quattro, sei volte, quanto gli parerà e piacerà; e mi raccomando alla di lei protezione.

Lasca. Sì, caro il mio poeta, mi piace la vostra umiltà, m’impiegherò di buon cuore per voi.

SCENA V.

Nibio e detti.

Nibio. Padroni miei riveriti.

Tognina. Venite innanzi, signor Nibio.

Annina. Riverisco il signor Nibio.

Nibio. Son servo a tutti questi signori.

Carluccio. Come sta di salute il signor sensale de’ musici abbandonati?

Nibio. Benissimo. Pronto per tutti, ed anche per il signor Carluccio, se ha bisogno di me.

Carluccio. Oh sì, voi siete quel grand’uomo che ha avuto l’onore di mettere sulla scena per la prima volta la mia persona, e credo di aver fatta io la vostra riputazione.

Nibio. Avrei fatta io la sua, s’ella si fosse condotta con un poco più di prudenza.

Carluccio. Caro Nibio, tu sei pazzo, e ti voglio bene, e se io vado alle Smirne, ti vuò condurre con me.

Nibio. Alle Smirne? (con maraviglia)

Lasca. Caro signor Nibio, voi vedete come il segreto è ben custodito.

Nibio. Chi è stato la bestia che ha parlato?