Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1913, XVII.djvu/240

228 ATTO SECONDO

Pasqualino. Caro amico, parlate.

Annina. Sentiamo. Levateci di pena.

Carluccio. Sappiate, amici, che un Turco... (tutti fanno una grande risata) Come! ridete? Sì signori. Un Turco...

Tognina. Delle Smirne...

Annina. Ricco mercante...

Pasqualino. Vuol far compagnia...

Maccario. E libro nuovo. (tutti ridendo)

Carluccio. Ah! lo sapete anche voi? (con ammirazione)

Pasqualino. E questo è il gran progetto, il gran benefizio che vuol fare il signor Carluccio a questi poveri disperati.

Carluccio. Ma come, diamine, avete fatto a penetrare di questo Turco?

Annina. Il conte Lasca...

Tognina. Il conte Lasca...

SCENA IV.

Il Conte Lasca e detti.

Lasca. Eccomi. Chi mi domanda?

Carluccio. Signore, mi maraviglio di voi. Venite a farmi una confidenza, venite a propormi una recita con segretezza, e tutto il mondo lo sa.

Lasca. E voi, se vi faccio una confidenza, perchè andate a propalare il segreto?

Carluccio. Bel segreto! siamo qui in cinque, e tutti cinque lo sanno.

Lasca. Potrei dirvi d’averlo fatto per divertirmi, e ciò dicendo, non farei alcun torto alla vostra prudenza; ma vi dirò, che ho inteso, ammettendovi tutti al segreto, di fare a tutti del bene. Vi è posto per tutti voi, e quando vi ho detto di non parlare a nessuno, ho inteso di dire, che non lo pubblichiate ad altri, ma come ne avete parlato fra di voi cinque, avrete fatto lo stesso con altri dieci, può essere con altri cento; onde me ne lavo le mani.