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L'IMPRESARIO DELLE SMIRNE 227

Carluccio. In verità, figliuoli miei, mi fate tutti compassione. Scommetto che non avete niente alla mano per impiegarvi.

Tognina. Ho un trattato, che se riesce, vuol far sospirar qualcheduno.

Carluccio. Se riesce! Mi fate ridere. Se riesce!

Annina. La signora Tognina dice se riesce, ma io dico che riescirà.

Carluccio. Siete sicura? Avete sottoscritto? Buon posto? Buona paga? Buone condizioni?

Annina. Le condizioni sono buonissime, e presto si sottoscriverà.

Carluccio. Si sottoscriverà! ah, ah, ah. (ridendo) Si sottoscriverà!

Pasqualino. Si signore. Le cose sono sì bene incamminate, che si può contare la cosa come fatta.

Carluccio. Oh, quante volte le cose quasi fatte si riducono al nulla. Poveri diavoli! Voi non avete niente di certo, e le vostre speranze o sono mal fondate, o saranno di poco valore. Venite qui, son buon amico. Io, io vi voglio impiegare, vi voglio far del bene; ma che bene! una fortuna; fortuna certa, stabile, estraordinaria. Che dite? Co’ vostri impegni, colle vostre speranze, siete in caso di accettare le proposizioni di un buon amico, di un galantuomo, di un professore della mia sorte?

Tognina. Sentiamo; se la cosa ci conviene...

Carluccio. Se vi conviene? Che? Non mi conoscete? Credete voi ch’io venga a proporvi una recita di cento, duecento o trecento doppie? Zecchini a migliaia, e son chi sono, e quando intendo di far del bene, lo faccio come va fatto. Poveri disperati, se non fossi io, voi andreste a sagrificarvi.

Pasqualino. Eh, la recita che noi abbiamo in veduta...

Carluccio. Corbellerie.

Annina. Se ci riesce, come lo spero, e come son certa...

Carluccio. Corbellerie, vi dico, corbellerie.

Maccario. Ma sentiamo le proposizioni del signor Carluccio.

Carluccio. Sì, povero il mio Maccario, anche per voi ci sarà del pane.

Tognina. Ma via, diteci