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220 ATTO SECONDO

Tognina. Tacete. Credete ch’io non lo sappia, che andate gironi qua e là dappertutto, fiutando tutte le virtuose del mondo? Ditemi, siete stato ancora a veder quella fiorentina, che è capitata qui ieri sera?

Pasqualino. No; non ci sono stato.

Tognina. Ma sapete che è arrivata.

Pasqualino. Lo so.

Tognina. Ci scommetto che le avete fatto una visita.

Pasqualino. No davvero. (sorrìdendo)

Tognina. Ridete?

Pasqualino. Rido, perchè voi supponete che tutte le ragazze mi corrano dietro.

Tognina. Oh, non dico che tutte siano di voi incantate. Non vi crediate d’essere l’idolo di Citerea. Dico che voi andate qua e là, facendo lo spasimato ed il leccardino.

Pasqualino. Credetemi, Tognina...

Tognina. Tacete. So tutti i vostri raggiri.

Pasqualino. Ma voi mi mortificate...

Tognina. Guardate! povero innocentino! Non lo mortificate, il poverino. Dite, monellaccio del diancine, quanto è che non siete stato dalla Bolognese?

Pasqualino. Io? (sorrìdendo)

Tognina. Non ridere, galeotto, che da quella ch’io sono, se tu mi ridi in faccia, ti do un ceffone.

Pasqualino. Oh cospetto di bacco, baccone! Volete ch’io ve la dica? Sono stucco e ristucco. Pare ch’io sia appo di voi un servitore pagato. Ho per voi della stima, della considerazione, dell’amore anche, se voi volete, ma poi, alla fin fine, il troppo volere annoia.

Tognina. Via, via, la non si riscaldi il polmone, la non dia in frenesia. Se dico, lo dico... Lo so io perchè dico. Maledetto sia quando si prende a voler bene a questi ominacci.

Pasqualino. (Eh lo so, con queste donne non conviene lasciarsi prendere la mano).

Tognina. Favorisca, signore. (con serietà)