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L'IMPRESARIO DELLE SMIRNE 215

Nibio. Tutta bontà del signor Conte.

Lasca. Amico, se voi avete qualche occasione d’impiegare una virtuosa, vi assicuro che questa signora ha un merito infinito. Ha una voce portentosa, chiara e netta come un campanello d’argento. Sa la musica perfettamente; e quello ch’è più da stimarsi, non è mai raffreddata.

Nibio. Questo è un buon capitale.

Lucrezia. (il signor Conte, a quel ch’io vedo, mi corbella un poco).

Nibio. Se il signor Conte l’ha sentita, io son sicuro della sua abilità, e non cerco altro.

Lasca. È un portento, ve l’assicuro. E un’altra qualità ammirabile: non è di quelle che cerchino a incomodar gli amici. Le ho offerto il parrucchiere ed il calzolaio, ed ella per delicatezza li ha ricusati.

Lucrezia. (Ti venga la rovella, è un chiacchierone di primo rango).

Lasca. Che sì, che il signor Nibio, sapendo ch’io ho della stima per questa virtuosa, è venuto ad offrirle qualche buona occasione?

Nibio. Potrebbe anche darsi.

Lucrezia. Signore, badate a me, che sono una che, quando parlo, parlo di cuore; se farete qualche cosa per me, non sarò sconoscente. (a Nibio)

Lasca. Oh sì, vi assicuro, è generosa qualche volta, a quel che ella dice, anche troppo.

Lucrezia. Ma non con tutti, signore, non con tutti. (al Conte)

Lasca. Ho capito; ed io son lo stesso con tutte. Su via, signor Nibio, diteci quel che avete da dirci.

Nibio. Per verità, ieri mi è capitato un incontro estraordinario, stupendo, e che può dirsi una vera fortuna. Ma non voglio che nessuno lo penetri. Lo confiderò solamente a lei, ed a questa signora. Ma silenzio, per amor del cielo, silenzio.

Lasca. Oh, io non parlo.

Lucrezia. Son donna, son giovane, ma per la segretezza posso promettervi e assicurarvi.

Lasca. Se ve lo dico, è una donna d’incanto.