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210 | ATTO PRIMO |
Carluccio. Mi maraviglio di te.
Beltrame. Cosa è questo te....
Carluccio. Te e tu, ti tratto come tu meriti.
Beltrame. Parli bene.
SCENA VI.
Lucrezia e detti.
Lucrezia. Che cosa è questo strepito? Che cosa avete, signor Carluccio?
Carluccio. Oh, la mia cara Lucrezia! la mia dea, la mia regina, come state? Come avete riposato la notte?
Lucrezia. Poco bene. La mia camera è sopra il canale, e l’odor di canale mi offende.
Carluccio. Signor oste, bisogna cambiar la camera a madama Lucrezia.
Beltrame. Io non ho altre camere a darle, e chi non è contento, è padrone d’andarsene; ed ella specialmente, signore, che prende la mia locanda per un’osteria...1
Carluccio. Via, via, siate buono. Mi preme che questa virtuosa sia contenta. Se vuole, le cederò la mia camera, ed io passerò nella sua. Vedrete, signora, che sarete contenta. Fate subito trasportar le robe. Animo, signor oste.... ah no, signor locandiere. Chiamate gente, fate portar le robe della signora nella mia camera, e le mie mandate a prendere il mio baule.
Beltrame. Io le dico liberamente....
Carluccio. Mia bella, se vi contentate, faremo ordinario insieme.
Lucrezia. Son contentissima. Star sola non mi piace, e la vostra compagnia mi diverte.
Carluccio. Amico, trattateci bene. Buon pranzo, buona cena: del buono e del meglio che dà il paese, sopra tutto buon vino e buoni liquori. Noi siamo avvezzi a vivere con magnificenza. Trattateci, e non temete niente. (Pagherò io.) (piano a Beltrame)
- ↑ Nell’ed. Zatta c’è punto fermo.