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ALL'ILLUSTRISS. SIGNOR BARONE
ANTONIO ANCAJANI
NOBILE SPOLETINO.
I è sempre restata impressa nell’animo, Illustriss. Signor barone, la somma cortesia, con cui Ella voleami ospite in casa sua nel mio ritorno da Roma1, e avrei approfittato delle grazie sue, se il desiderio di riveder la Toscana non mi avesse preventivamente determinato a prendere il più disastroso cammino. Ho abbracciato con giubbilo gli amici miei di Firenze, ma mi è costato il discapito di non conoscere in Lei un Cavaliere degnissimo di essere conosciuto ed amato. Ho concepita assai più una tal perdita ora ch’Ella si è qui portata, perchè la gentilezza sua, e il tratto amabile, e il saggio suo ragionare mi fanno maggiormente pentire di non avere tre anni prima di sì gran bene partecipato. Vorrei risarcirmi, se io lo potessi, ma ella è qui per un affare piissimo che l’interessa, ed io sono malamente occupato, ma quasi continuamente occupato. So non per tanto, ch’Ella ne’ suoi respiri legge le opere mie volentieri, e va talvolta al Teatro a vederle rappresentare, e parla poi di esse e di me in una maniera che vale a colmarmi di onore e di consolazione. Avvi una spia onorata, che mi riporta i sentimenti di Lei cortesi ed umani. Questi è un amico ch’io stimo ed amo, e so essere da Lei amato e stimato; è questi il Signor Marco Milesi2, giovane di bel talento, di cuore aperto e d’illibato costume, ed è quegli appunto, che procurommi da lungi il di lei patrocinio, e cose di Lei m’ha detto capaci d’innamorare ogni uomo onesto e sincero. No, non
- ↑ La presente lettera di dedica uscì in testa alla commedia l’anno 1762, nel t. Il della ed. Pasquali di Venezia. Il Goldoni partì da Roma nel principio del luglio 1759.
- ↑ A costui dedicò il Goldoni nel 1759 la Visita delle sette chiese, e nel 1760 la Settimana Santa e un Capitolo veneziano, componimenti poetici per la monacazione delle sorelle Teresa e Lucia Milesi.