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ATTO SECONDO.
SCENA PRIMA.1
Milord Bonfil, poi Falloppa.
Bonfil. Ehi? (passeggia alquanto sospeso, poi chiama)
Falloppa. Signore.
Bonfil. (Seguita a passeggiare e pensare.)
Falloppa. (Con tutta la nova carica mi tocca a fa da Zanni e da burattino).
Bonfil. (Non vorrei precipitar la risoluzione). (da se, passeggiando)
Falloppa. (Mi pare che abbia chiamato).
Bonfil. (Andrò cauto nel risolvere; ma Pamela non mi vedrà, prima ch’io non sia sincerato).
Falloppa. (Che ho da fa qui duro duro, come un palo?)
Bonfil. (I di lei occhi mi potrebbero facilmente sedurre).
Falloppa. Ha chiamato, o non ha chiamato? (a Bonfil)
Bonfil. (Con collera) Ho chiamato.
Falloppa. Ho capito. (Bolle l’arrosto). (da sè)
Bonfil. (L’amore mi parla ancora in favore di quest’ingrata).
Falloppa. (Dice che ha chiamato; ma non vorrà me, vorrà qualcun altro).
Bonfil. (Eppure mi pare ancora impossibile).
Falloppa. Ha chiamato me? (a Bonfil)
Bonfil. Sì, ho chiamato te. Fermati, non parlare, sta lì, fino che non ti ordino di partire. (con sdegno)
Falloppa. (Oh, se torno a vedere il Tevere, non mi ci strascinano più in Inghilterra).
Bonfil. Pensavo una cosa buona, e questo maledetto diavolo mi ha distratto. (guardando bruscamente Falloppa)
Falloppa. (Or ora mi aspetto la paga della nuova carica).
Bonfil. Sì, così si faccia. Parlisi con Milord Artur. Mi parve sempre un cavaliere sincero; proverò a meglio sperimentarlo.