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PAMELA MARITATA 169

Longman. Se bisognassero testimoni1, sono qua io.

Jevre. L’onestà della mia padrona non ha bisogno di testimoni. Sono così contenta, che mi pare di essere morta e risuscitata.

Majer. Che dicono gli accusatori? (verso Miledi ed il Cavaliere)

Miledi. Ho ira contro di mio nipote, che mi ha fatto credere delle falsità.

Ernold. Io sono arrabbiato contro di voi, che dei miei leggieri sospetti avete formato una sicurezza2. (a Miledi)

Bonfil. Cavaliere, Miledi, mi farete piacer da qui innanzi di non frequentar la mia casa.

Miledi. Ha ragion mio fratello. (ad Ernold)

Ernold. Che importa a me della vostra casa? qui non si sente altro che Londra, Londra, e sempre Londra. Non la posso più sentir nominare. Sì, ho risolto in questo momento. Se comandate niente, domani parto. (s’alza)

Bonfil. Per dove?

Ernold. Per l’America settentrionale3. (parte)

Miledi. Cognata, mi perdonate? (a Pamela)

Pamela. Io non saprei conservar odio, se anche volessi.

Bonfil. Sì, cara Pamela, siete sempre più amabile, siete sempre più virtuosa. Venite fra le mie braccia; venite ad essere pienamente contenta.

Pamela. Ah, signore, non posso dissimular la mia pena; mio padre mi sta sul cuore. Se non lo vedo, non son contenta; se non è salvo, non mi sperate tranquilla.

Bonfil. Majer4, deh per amor del cielo...

Majer. Non vi affliggete. Il conte d’Auspingh non è molto da voi lontano.

Pamela. Oh cieli! dov’è mio padre5?

Majer. Venuto è meco per ordine del Segretario di stato. M’impose tenerlo occulto, per non confondere colla sua presenza

  1. Ed. cit.: «Falloppa. Se bisognasse qualch’altro testimonio ecc.».
  2. Segue nella cit. ed.: «Miledi. Compatitemi, siete uno sciocco. Cavaliere. Eh non mi scaldo con una donna, che non ha viaggiato =
  3. Ed. cit.: Per la China, per il gran Mogol, per la Tartaria, e per l’isola di Calicutte.
  4. Ed. cit.: Monsieur Majer.
  5. Nell’ed. cit. la didascalia aggiunge: corre cerso Monsieur Majer.