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PAMELA MARITATA 163

Majer. Egli è informato di quel che passa fra voi e la vostra sposa.

Bonfil. Da chi l’ha saputo?

Majer. Non saprei dirvelo. Sa che Miledi vostra consorte viene imputata d’infedeltà; sa che voi la credete rea, sa che volete intentare il ripudio, e sa che ella si protesta innocente. Il ministro, che ama e venera voi e la vostra casa, e che sopratutto brama di tutelare il decoro vostro, vi consiglia a disaminare1 privatamente la causa, prima di farla pubblica, per evitare gli scandali e le dicerie del paese. A me ha conferita la facoltà di formarne sommariamente il processo verbale. Questo dee farsi tra le vostre pareti, col semplice detto delle persone informate, e col confronto degli accusatori e degli accusati. Per ordine del ministro medesimo, dee qui venire milord Artur. Fate voi venire la vostra sposa. Fate che vengano miledi Daure e il cavaliere Ernold, che si sa essere quelli che hanno promosso il sospetto. Lasciate la cura a me di estrarre dalla confusion la chiarezza, e separar dall’inganno la verità. Se la donna è rea, si renderà pubblica la di lei colpa, e pubblica ne uscirà la sentenza; s’ella è innocente, riacquisterete la vostra pace, senza aver arrischiata la vostra riputazione. Così pensa un saggio ministro, così deve accordare un cavaliere onorato.

Bonfil. Ehi.

Longman2. Signore.

Bonfil. Fate che vengano3 miledi Daure e il cavaliere Ernold; venga parimenti Pamela con madama Jevre. Se viene milord Artur, avvisate che lo lascino immediatamente passare; e voi pure cogli altri trovatevi qui in questa camera, e non vi partite4. (Longman parte)

  1. Ed. cit.: ad esaminare.
  2. Anche qui nella cit. ed. esce il servo Falloppa.
  3. Ed. cit.: Fa che qui venghino. ecc.
  4. Segue nella cit. ed: «Falloppa. Ancora io ci ho da essere. Bonfil. Sì, ancora tu. F. (Questa è la volta che mi mandano all’Indie). parte».