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160 | ATTO TERZO |
Pamela. Oh cieli! mi discacciate così?
Bonfil. Andate in un’altra camera.
Pamela. Permettetemi che una cosa sola vi dica.
Bonfil. Non ho tempo per ascoltarvi.
Pamela. Perdonatemi. Ora non vi è nessuno.
Bonfil. Sì, vi è gente nell’anticamera. Chi viene ora da me, vuol favellarmi da solo a solo. Andate.
Pamela. Pazienza! (singhiozzando e partendo)
Bonfil. Ingrata! (verso Pamela)
Pamela. Dite a me, signore? (voltandosi)
Bonfil. No; non ho parlato con voi.
Pamela. In fatti, questo titolo non mi conviene1 (partendo)
Bonfil. Sì, è poco al merito di un’infedele. (verso Pamela)
Pamela. Io infedele? (si volta, e si avvicina a Milord)
Bonfil. Andate, vi dico.
Pamela. Perdonatemi. Avete detto infedele a me?
Bonfil. Sì, a voi.
Pamela. Non è vero. (teneramente mirandolo con languidezza)
Bonfil. (Ah, quegli occhi mi fan tremare).
Pamela. Ma in che mai vi ho offeso, signore? (come sopra)
Bonfil. (Che tu sia maladetta). (agitandosi)
Pamela. Posso farvi toccar con mano la mia innocenza.
Bonfil. (Volesse il cielo, che fosse vero). (da sè)
Pamela. Permettetemi ch’io vi dica soltanto...
Bonfil. Andate al diavolo 2.
Pamela. Per carità, non mi fate tremare. (ritirandosi con timore)
Bonfil. (Costei è nata per precipitarmi3). (si getta a sedere)
Pamela. Parto; vi obbedisco 4.
Bonfil. (Agitato si appoggia alle spalle della sedia, coprendosi colle mani il volto.)
Pamela. Possibile che non vogliate più rivedermi? (di lontano)
Bonfil. (Continua come sopra.)