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PAMELA MARITATA | 159 |
SCENA XII.
Milord Bonfil e detti.
Bonfil. Olà; che altercazioni son queste?
Pamela. Ah Milord, toglietemi la vita, ma non mi lasciate ingiuriare. Tutti m’insultano, tutti villanamente mi trattano. Voi solo siete padrone d’affliggermi, di mortificarmi; ma fin ch’io vanto lo specioso titolo di vostra moglie, fin che la bontà vostra mi soffre in questo tetto, non permettete che uno sfacciato mi dica sul viso parole indegne, e mi esibisca amori novelli per distaccarmi dal mio sposo, dal mio signore, da voi, che siete e sarete sempre l’anima mia. (piangendo)
Bonfil. (Guarda bruscamente il Cavaliere.)
Ernold. Milord, mi guardate voi bruscamente?
Bonfil. Cavaliere, vi prego di passare in un’altra camera.
Ernold. E che sì, che la debolezza...?
Bonfil. Vi ho detto con civiltà, che partite1.
Ernold. Non vorrei che vi supponeste...
Bonfil. Questa è un’insistenza insoffribile2.
Ernold. Scommetterei mille doppie...
Bonfil. Ma signore... (alterato3)
Ernold. Sì, vado. Non occorre che me la vogliate dare ad intendere. Ho studiato il mondo. E ho imparato assai. (parte)
SCENA XIII.
Milord Bonfil e Pamela.
Bonfil. (Ha imparato ad essere un importuno).
Pamela. (Oh Dio, tremo tutta).
Bonfil. (Pure4 in veder costei mi si rimescola il sangue).
Pamela. (Vo’ farmi animo). Signore...
Bonfil. Andate.