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PAMELA MARITATA 155


gli occhi) Chi mai lo crederebbe? Un uomo che ha tanto viaggiato, non sa essere superiore alla tenerezza.

Jevre. (Io non gli credo una maledetta).

Miledi. Pamela afflitta, Pamela abbandonata, conserva però interamente la solita sua superbia.

Jevre. Superba potete dire a Pamela?

Miledi. Se tal non fosse, verrebbe almeno a raccomandarsi. Sa ch’io sono sorella di suo marito; sa che la mia protezione potria giovarle, e non si degna raccomandarsi?

Jevre. Non lo farà, perchè avrà timore di non essere bene accolta; si ricorderà ancora degli spasimi che le faceste passar da fanciulla.

Ernold. Via, ditele che venga qui; ditele che si fidi di noi. Miledi mia zia è dama di buon carattere, ed io, quando trattasi di una bella donna, cospetto di bacco, mi batterei per essa fino all’ultimo sangue.

Jevre. Che dite, miledi? Se verrà da voi, l’accoglierete con carità?

Miledi. Io non ho un cuor barbaro, come ella si crede.

Jevre. E voi, signore, l’assisterete?

Ernold. Assicuratela della mia protezione.

Jevre. Ora la fo venire. (Farò di tutto per persuaderla. Quando si ha di bisogno, conviene raccomandarsi ai nemici ancora). (parte)

SCENA IX.

Miledi Daure e il Cavaliere Ernold.

Ernold. Che cosa si potrebbe fare per questa povera sventurata?

Miledi. Si può far molto, quand’ella accordi volontariamente lo scioglimento del matrimonio, e l’allontanamento da questa casa.

Ernold. E perchè non si potrebbe riconciliare con suo marito?

Miledi. Sarebbe un perpetuar fra di loro il mal animo e la discordia. Quando fra due congiunti principia a regnare la diffidenza, non è possibile che vi trionfi la pace. Tutti gli accomodamenti, che fra di loro si fanno, sono instabili rappez-