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PAMELA MARITATA | 141 |
SCENA VIII.
Pamela e madama Jevre.
Pamela. Madama Jevre, consigliatemi voi nella mia estrema disperazione.
Jevre. Per dire la verità, comincio a confondermi ancora io.1 Buona cosa che vostro padre ancor non sa niente. Ma sarebbe forse meglio ch’ei lo sapesse. Vi darebbe qualche consiglio.
Pamela. Qui non c’è più nessuno. Dove mai saranno eglino andati?
Jevre. Sono andati giù; li ho sentiti scender le scale.
Pamela. Temo del precipizio di alcun di loro. Hanno tutti due al loro fianco la spada2.
Jevre. Eh, avranno considerato che pena c’è in Londra a metter mano alla spada; i pugni sono le armi, con cui si fanno in Inghilterra i duelli.
Pamela. Ma io sono così agitata e confusa, che mi manca fino il respiro.
Jevre. Parlate un poco con vostro padre. Informatelo della vostra disgrazia, e sentite che cosa vi sa dir quel buon vecchio.
Pamela. Non ho core di farlo. So la di lui delicatezza in materia d’onore, e so che ogni mia parola gli sarebbe una ferita al seno.
Jevre. Volete che gli dica io qualche cosa?
Pamela. No, è meglio ch’ei non lo sappia.
Jevre. Che non lo venga a sapere3, è impossibile. E se lo sa per bocca d’altri, è peggio. Dubiterà che sieno vere le vostre mancanze4, se voi non avete coraggio di confidarvi con lui; permettetemi ch’io l’informi5, lo farò con maniera.
Pamela. Fate quel che vi pare.
- ↑ Segue poi a dire Ieure nella cit. ed.: Pare che oggi tutte le cose vadano alla rovescia. Anche quello stolido di Falloppa va a pensare che volessimo Milord Artur.
- ↑ Nell’ed. cit. leggesi invece: erano qui colle spade in mano.
- ↑ Ed. cit.: che non lo sappia ecc.
- ↑ Ed. cit.: Dubiterà che sia vero ecc.
- ↑ Ed. cit.: ch’io gli parli ecc.