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PAMELA MARITATA 139

SCENA VI.

Milord Bonfil e detti.

Bonfil. Perfidi, sugli occhi miei?1

Artur. A che vi trasporta la gelosia?2

Bonfil. Che cosa v’interessa per lei? (ad Artur)

Artur. Un cavalier d’onore dee difendere l’innocenza.

Bonfil. Siete due mancatori.

Artur. Voi non sapete quel che vi dite.

Pamela. Permettetemi, ch’io possa almeno parlare.

Bonfil. Non ascolto le voci di una femmina menzognera.

Pamela. In che ho mancato, signore?

Bonfil. Questo nuovo colloquio giustifica le vostre male intenzioni.

Pamela. Potrete riconoscere da questo foglio... (presenta a Bonfil il viglietto avuto da Artur.)

Bonfil. (Prende il vlglietto e lo straccia) Non vo’ leggere altri viglietti; ne ho letto uno che basta. Così non l’avessi letto; così non vi avessi mai conosciuta!

Pamela. Ma questa poi, compatitemi, è una crudeltà.

Artur. È un procedere senza ragione.

Bonfil. Come! non ho ragione di risentirmi, trovandovi soli in questa camera per la seconda volta in un sospettoso colloquio?

Artur. io ci venni da voi chiamato.

Bonfil. E voi perchè ci veniste?3 (a Pamela)

Pamela. Per attendervi, per pariarvi, per supplicarvi di credermi, e di aver compassione di me.

Bonfil. Non la meritate.

Artur. Voi siete un cieco, che ricusa d’illuminarsi.

Bonfil. Le vostre imposture non mi getteranno la polve negli occhi.

Artur. Giuro al cielo; l’onor mio non regge a simili ingiurie.

  1. Aggiunge la didascalia nella cit. ed.: sfoderando la spada.
  2. Aggiunge la didascalia nella cit. ed.: sfoderando la spada per difesa. Poi continua Bonfil: «Morirai, scellerata, contro Pamela». Mancano quindi, per difetto di stampa, le parole di Artur.
  3. Segue qui nella cit. ed. di Roma una parte di dialogo che l’autore soppresse nella ed. veneziana del Pasquali, come si vede nell’Appendice (a. II, sc. IX).