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PAMELA MARITATA 135

Bonfil. Perchè tenermi nascosto il colloquio di Pamela con milord Artur?

Jevre. Perchè conosco il vostro temperamento. So che siete assai sospettoso, e dubitavo che poteste prenderlo in mala parte.

Bonfil. Io non sospetto senza ragione. La gelosia non mi accieca. Ho fondamento bastante per diffidare della onestà di Pamela.

Jevre. Oh, cosa dite mai? Diffidar di Pamela, è lo stesso che dubitare della luce del sole.

Bonfil. Sapete voi i ragionamenti di Pamela con milord Artur?

Jevre. Li so benissimo.

Bonfil. Come li sapete, se non vi foste presente?

Jevre. Li so, perchè ella me li ha confidati.

Bonfil. Io li so molto meglio di voi.

Jevre. Avete parlato colla vostra sposa?

Bonfil. No.

Jevre. Parlatele.

Bonfil. Non le voglio parlare.

Jevre. Or ora verrà qui da voi.

Bonfil. Se ella verrà, me ne anderò io.

Jevre. Non dovete partire insieme per la contea di Lincoln?

Bonfil. No, non si parte più.

Jevre. Ella ha preparato ogni cosa.

Bonfil. Mi dispiace dell’inutile sua fatica. (ironicamente)

Jevre. (Che uomo volubile! e poi dicono di noi altre donne).

Bonfil. Se non avete altro da dirmi, potete andare.

Jevre. Non volete venire dalla vostra sposa?

Bonfil. Non ci voglio venire.1

Jevre. E non volete permettere, ch’ella venga qui?

Bonfil. No, non la vo’ vedere.2

Jevre. E come ha da finire questa faccenda?

Bonfil. In queste cose voi non vi dovete impacciare.

Jevre. In verità, signore, siete una bella testa.

Bonfil. Sono il diavolo che vi porti.3

  1. L’ed. cit. aggiunge tra parentesi: con un poco di sdegno.
  2. L’ed. cit. aggiunge: come sopra.
  3. L’ed. cit. aggiunge tra parentesi: con forza.