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120 ATTO PRIMO

Ernold. Per curiosità.

Bonfil. Per qual curiosità?

Ernold. Per veder che facevano Milord e la vostra sposa.

Bonfil. Che facevano? (con ismania)

Ernold. Oh! parlavano. (con caricatura maliziosa)

Bonfil. Che dissero nel vedervi?

Ernold. La dama divenne rossa, e il Cavaliere si fece verde.

Bonfil. Divenne rossa Pamela?1

Ernold. Sì, certo; e non potendo trattenere lo sdegno, partì trattandomi scortesemente. Milord Artur prese poscia le di lei parti, ardì insultarmi, ed ecco nata l’inimicizia2.

Bonfil. Deh sfuggite per ora di riscontrarvi.

Ernold. S’io fossi in altro paese, l’avrei disteso a terra con un colpo della mia spada.

Bonfil. La causa non interessa voi solo; ci sono io molto più interessato, e la vostra contesa può mettere la mia reputazione al bersaglio. O sono falsi i vostri sospetti, o sono in qualche modo fondati. Prima di passare più oltre, mettiamo in chiaro una tal verità. Trattenetevi per poche ore, e prima ch’io non lo dica, favoritemi di non uscire da queste porte.

Ernold. Bene: manderò intanto il mio servitore a prendere le mie pistole. Se niega di darmi soddisfazione, gli farò saltare all’aria il cervello. Io che ho viaggiato, non soffro insulti, e so vivere per tutto il mondo. (parte)

SCENA VII.

Milord Bonfil, poi Isacco.

Bonfil. Milord Artur da solo a sola colla mia sposa? Che male c’è? non può stare?...3 Ma perchè durante il loro colloquio ricusar di ricevere un’altra visita? Sarà, perchè ella il cavaliere Ernold non lo può soffrire; e il Cavaliere, disgustato di essere

  1. L’ed. cit. aggiunge fra parentesi: come sopra.
  2. Ed. cit.: seguitò ad insultarmi, ed ecco nata la sfida. It dialogo continua poi come si vede nell’Appendice.
  3. Ed. cit.: Non ci può stare un cavaliere con una dama? Sì, ci può stare.